Niente accordo tra M5S e Lega. Si arena lo sblocca-cantieri. Palazzo Chigi vara il decreto “salvo intese”. Ma del testo definitivo ancora non c’è traccia

Il braccio di ferro tra la Lega e M5S fa slittare l’approvazione definitiva del decreto sblocca-cantieri

Il braccio di ferro tra la Lega e il Movimento 5 Stelle fa slittare ancora l’approvazione definitiva del decreto sblocca-cantieri. Infatti il testo è stato varato con la formula “salvo intese”, cioè un via libera formale ma senza essere riusiciti a mettere a punto una formulazione in grado di coagulare il consenso dei partiti di Governo. Così toccherà ai tecnici mettere a punto, nei prossimi giorni, la versione del decreto da trasmettere al Parlamento.

Inizialmente il Consiglio dei Ministri che avrebbe dovuto varare la norma, insieme al decreto Brexit, si sarebbe dovuto riunire alle 14 per decidere, ma una volta iniziato, a causa delle divergenze emerse tra i due azionisti del Governo Conte, la riunione è stata sospesa fino alle 19. Al centro dello scontro, le disposizioni sul commissario unico alle infrastrutture e quelle sulla rigenerazione urbana (con il tentativo della Lega, poi sventato dal Movimento 5 Stelle, di introdurre un condono edilizio). Non solo. Infatti al centro della contesa tra Lega e Movimento 5 Stelle ci sarebbero anche le norme relative ai 108 milioni da destinare al Comune di Roma per il rifacimento delle strade e la lista di opere da sbloccare immediatamente, la prima cara al partito di Luigi Di Maio, e la seconda voluta da Matteo Salvini.

Così alla fine di una giornata convulsa il Consiglio dei ministri ha terminato la seduta intorno alle 21 con un accordo di facciata grazie alla formula “salvo intese”.  Per il leader della Lega, dal testo portato al tavolo di Palazzo Chigi “Mancava un sostanzioso e sostanziale incentivo alla ripartenza dell’edilizia privata”. Poi Salvini ha sottolineato che bisogna “far ripartire le manutenzioni, le messe a norma, gli adeguamenti ambientali e antisismici con sconti alle famiglie per far ripartire il settore edilizia. Se non riparte l’edilizia è un problema”. Mentre per il viceministro all’Economia, il leghista Massimo Garavaglia è necessario “mettere altri 450 milioni per gli enti territoriali e ampliare la semplificazione degli appalti. Per le aziende si può fare di più, ampliare la deducibilità dell’Imu, sistemare la mini-Ires”.

Nella riunione del Governo si è fatto sentire anche il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, che ha fatto presente la necessità di varare urgentemente le misure su investimenti e fisco in grado di dare impulso a un’economia in forte rallentamento, prima di varare il Documento di Economia e Finanza (Def) visto che senza quei provvedimenti sarà molto più difficile far quadrare i conti. Infatti ieri l’agenzia di rating Fitch ha tagliato le previsioni di crescita del Pil dell’Italia nel 2019, portandole allo 0,1%, a fronte dell’1,1% stimato lo scorso dicembre.

Il Consiglio dei Ministri di ieri ha avviato anche l’esame preliminare del decreto contenete le misure sulla Crescita, rinviandone però la sua approvazione alla riunione prevista per il venerdì della settimana prossima.