No all’inceneritore nel Lazio. Sarà il primo obiettivo di Donatella Bianchi

Per la candidata M5S nel Lazio, Donatella Bianchi, non c’è in gioco solo l’impianto ma una scelta programmatica su scala nazionale.

In ballo non c’è soltanto la guida della Regione Lazio. Ma molto di più. Un modo diverso di intendere la politica a sinistra, innanzitutto. E il futuro di un’ipotetica alleanza tra Partito democratico e Movimento cinque stelle. Ciò che più di ogni altra cosa spaventa il Pd, infatti, è che con la candidatura di Donatella Bianchi i pentastellati si pongono realmente e concretamente come alternativa vera di sinistra ai governi di destra. Più di quanto non abbia fatto in decenni il Partito democratico.

Per la candidata M5S nel Lazio, Donatella Bianchi, non c’è in gioco solo l’impianto dei rifiuti ma una scelta programmatica su scala nazionale

Ed è un’alternativa che si gioca innanzitutto sui temi ambientali, vero terreno di scontro dei prossimi anni. Ecco perché all’annuncio di Giuseppe Conte della candidatura a governatrice del Lazio dell’ex presidente del Wwf, i dem non sapendo cosa dire hanno attaccato chiedendo le dimissioni della conduttrice dal suo storico programma di “Linea Blu” (dimenticando però che tutti i presentatori che il Pd ha candidato negli anni non si sono mai dimessi…).

Prima ancora che cominci la campagna elettorale, dunque, il Pd al solito parte col piede sbagliato. E continuerà su questa strada. Soprattutto sul fronte ambientalista. Secondo quanto risulta al nostro giornale, uno dei temi su cui Bianchi e Cinque stelle vorranno premere maggiormente è la netta opposizione all’idea di un nuovo inceneritore a Roma.

Per carità: dopo il decreto Aiuti è il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ad avere il coltello dalla parte del manico essendo stato di fatto nominato commissario all’opera da parte del governo. Ma è altrettanto vero che il progetto dell’inceneritore non solo è in fieri (e dunque può essere bloccato), ma è diventato anche il simbolo di un modo culturale e sociale di intendere la politica e la transizione ecologica. Un modo che pone, per l’appunto, Pd e Movimento su due linee parallele. Anche qui però non c’è da sorprendersi.

È stato lo stesso Conte a chiarire in tempi non sospetti che per le regionali del Lazio il Movimento si sarebbe mosso innanzitutto su temi ambientali. E, in primis, dicendo no al termovalorizzatore a Santa Palomba. L’impianto da 600.000 tonnellate di rifiuti l’anno, annunciato da Gualtieri ad aprile scorso, è stato uno dei motivi principali a far saltare l’alleanza di governo mesi fa prima dell’arrivo a Palazzo Chigi di Mario Draghi: “È stato infilato in un decreto che doveva occuparsi di dare aiuti a imprese e famiglie”, ha ricordato in quella circostanza Conte.

Un tradimento, una ferita ancora oggi aperta: “Con i vertici attuali del Pd facciamo difficoltà a sederci allo stesso tavolo: ci hanno detto che eravamo come Salvini e Meloni, poi hanno candidato quelli che hanno spaccato il Movimento cinque stelle”.

C’è da dire che il governatore uscente Nicola Zingaretti in più circostanze ha sottolineto che il termovalorizzatore “non è un tema che riguarda questa amministrazione”. “La scelta di Gualtieri su Roma riguarda la città – ha sottolineato non a caso – I poteri che il sindaco ha giustamente ricevuto come commissario per il Giubileo sono per far fronte ad una situazione che il sindaco ha ereditato in maniera drammatica di 10 anni di niente, che avevano lasciato Roma nelle condizioni che conosciamo. Ma non c’entra la Regione Lazio”.

Una posizione di comodo, evidentemente dato che tutto il Pd era d’accordo al provvedimento governativo. E dunque soluzioni ci sono o no? Sì, per il Movimento cinque stelle. L’idea – su cui si sta lavorando in vista della stesura del programma elettorale – è quella di immaginare un tavolo di lavoro a tre per l’impiantistica, con Governo, Regione e Comune, sulla base del quale il commissario Gualtieri potrà scegliere. In questo modo si potrebbero limitare i “danni” pur non venendo meno alla legge nazionale che prevede, appunto, una figura per così dire “statale”.

E qui si torna al punto di partenza: una partita così delicata evidentemente mette a rischio l’ipotesi di un’alleanza stabile tra Pd e Movimento cinque stelle. Perché non si gioca semplicemente su calcoli elettorali (come capitato in passato), ma su una visione diametralmente diversa della politica ambientale. Uno dei tratti che senza ombra di dubbio contraddistinguerà le battaglie dei prossimi anni.

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