No Tav e casa, la violenza sale ancora. Solite scene di guerriglia. Si aspetta solo il morto

di Carola Olmi

No Tav ormai fa rima con cariche della polizia, incidenti e terrore. E puntualmente ieri Roma ha vissuto il suo pomeriggio di caos e paura, con alla fine il solito tributo di feriti: sette poliziotti, un manifestante e un cameramen. La Capitale si sta abituando a questa guerriglia, al rumore delle sirene e dell’elicottero che sorveglia e filma ogni cosa. Dopo gli scontri del 19 ottobre e i tafferugli del 31, ieri si è tornato a fare a botte. A lanciare il sasso, il solito gruppo di antagonisti, veri e sedicenti No Tav, ma anche gente che non c’entra niente con il cuore della protesta scatenata dalla visita di Hollande a Roma: movimenti per la casa, immigrati, sfaccendati. Il piano era chiaramente organizzato da tempo.

Troppa tensione
I primi scontri scoppiano mentre sta per iniziare il vertice Italia-Francia a villa Madama. Una ottantina di antagonisti prendono di mira la sede nazionale del Pd in via Sant’Andrea delle Fratte 16. Scattano le prime cariche della polizia e i manifestanti fuggono verso via delle Mercede, puntando alla sede del Cipe. Stessa scena, nuovi piccoli scontri, e i manifestanti raggiungono piazza Campo de’ Fiori, dove è appena cominciato il sit-in dei No Tav. Qui si mischia di tutto. Ai manifestanti contro l’Alta velocità si uniscono 300 aderenti ai movimenti per la casa (fra gli striscioni: «Un chilometro di Tav, mille case popolari») e un po’ di immigrati. In totale non più di mille persone, con i soliti simboli a partire dalla maschera di Anonymous. I commercianti chiudono i negozi e scappano, proprio come i turisti, numerosi a quell’ora.

Parte lo scontro
L’arrivo dei gruppi più violenti non poteva non avere effetti, e così il sit-in improvvisamente prova a muoversi, diventando presto un inizio di corteo (non autorizzato) che minacciava di dirigersi verso la sede del vertice italo-francese. Polizia e carabinieri non possono fare altro che bloccare tutto, e qui scoppiano gli incidenti. La testa del corteo prova a sfondare il cordone delle forze dell’ordine in via dei Giubbonari. I poliziotti tirano fuori i manganelli. Il corpo a corpo è intenso, con attimi di grande paura quando è scoppia una bomba carta e partono i fumogeni delle forze dell’ordine. I manifestati rispondono subito con il lancio di bottiglie. Il caos invade la strada, una via stretta e dove manifestanti, forze dell’ordine e giornalisti si incollano l’uno sull’altro.

La questura si arrende
Ma restare così, bloccati a distanza tanto ravvicinata, fa diventare tutto più rischioso. Perciò la questura non ha scelta che autorizzare gli antagonisti a sfilare fino al Circo Massimo, attraversando via dei Giubbonari, via Arenula, via delle Botteghe Oscure, piazza Venezia, via del Teatro Marcello. Oltre che in via dei Giubbonari, i momenti di maggiore tensione si registrano proprio sotto al Campidoglio. “Marino pezzo di m…” è l’insulto gridato verso gli uffici del sindaco di Roma, insieme a un fumogeno e qualche bottiglia diretta ai carabinieri. La manifestazione si chiude al Circo Massimo con lo scioglimento spontaneo del corteo preceduto da un breve discorso di Luca Faggiano, del Coordinamento romano lotta per la casa. “L’assedio continua – ha gridato il capopopolo – annunciando già per oggi una nuova assemblea sulla questione migranti in piazza Indipendenza, a Roma. I movimenti per la casa torneranno in piazza il 29 novembre davanti alla sede della Regione Lazio, mentre sono ancora da definire le prossime mosse insieme ai No Tav.

Vietato reagire
A parte il bilancio dei feriti e dei danni che si potranno quantificare solo in giornata, ancora una volta la protesta ha rischiato di trasformarsi in una bomba. Un ordigno disinnescato dalle forze dell’ordine al prezzo di non cedere alle provocazioni, prendendosi addosso sassi, bottiglie, sputi e bombe carta. La polizia subisce per non accendere di più gli animi, limitandosi a veloci cariche di alleggerimento che ai manifestanti violenti mettono più voglia di prima di cercare lo scontro. Chi protesta pacificamente rischia di esere travolto quanto i comuni cittadini finiti in mezzo a questo gioco di “guardie e ladri”. Solo che le botte sono vere e ieri notte sette poliziotti sono rimasti doloranti in ospedale.