Nomine di Stato nel caos

Di Stefano Sansonetti

Si prenda l’Enav, la società del Tesoro che si occupa di assistenza al volo. L’assemblea per il rinnovo dei vertici è stata rinviata la bellezza di sei volte, l’ultima delle quali l’altro ieri. E che dire del Poligrafico, altra società di via XX Settembre, che tra prima e seconda convocazione ha visto l’assemblea slittare una decina di volte? Discorso simile per la Consap, la concessionaria dei servizi assicurativi pubblici del Tesoro. Tutte risultano ancora senza nuovi vertici, nonostante gli attuali amministratori siano scaduti da mesi e i bilanci 2013 siano stati approvati. Su queste partite, tra incredibili disattenzioni, sgambetti e trattative tra parti politiche per cercare di comporre il mosaico, il governo di Matteo Renzi e del ministro dell’economia Pier Carlo Padoan le sta combinando di tutti i colori. Per non parlare di quello che è successo all’Agenzia del Demanio, dove un grottesco vizio formale, chissà fino a che punto “involontario”, è stato di fatto utilizzato per favorire l’ascesa al comando di un renziano doc.

I NODI
Tra le partite più delicate c’è quella che riguarda l’Enav. La società, in teoria, rientrerebbe nel pacchetto di privatizzazioni che entro la fine del 2014 avrebbe dovuto complessivamente portare in cassa 11-12 miliardi di euro. Della società, in particolare, si sarebbe dovuto cedere fino al 49% del capitale, ricavandone un miliardo di euro. Addirittura il Tesoro aveva già scelto gli advisor: Rothschild per la parte finanziaria e Shearman & Sterling per quella legale. Gli stessi consulenti che, tanto per rimanere nell’assurdo, stanno facendo notare che senza nuovi vertici la privatizzazione della società (eventualmente nella versione della quotazione in borsa) rischia di non perfezionarsi nemmeno nel 2015. Un dato sembra certo: l’attuale amministratore unico, Massimo Garbini, nonostante il bilancio chiuso nel 2013 con 50 milioni di utili, è destinato a uscire di scena. Al suo posto ha tentato in tutti i modi di piazzarsi il dalemiano Domenico Arcuri, che però ha sempre smentito e che comunque non avrebbe chance. C’è chi dice che il dossier sia in mano a Marco Carrai, il piccolo “Richelieu” renziano che non soltanto è presidente di Aeroporti di Firenze, ma è anche vicino all’advisor Rothschild in quanto socio in affari di Franco Bernabè, da sempre uomo di riferimento in Italia della banca d’affari. Sta di fatto che per l’Enav se ne riparlerà il 18 settembre, data di fissazione dell’ennesima assemblea.

LE STRATEGIE
Lo stesso Bernabè, rimasto senza poltrone che contano dopo l’uscita da Telecom, a quanto pare sta facendo il giro delle sette chiese. Qualcuno affianca il suo nome al Poligrafico, sin qui guidato dal presidente e ad Maurizio Prato. Tra i nomi che circolano per la società c’è anche quello di Paolo Aielli, ex ad di Selex Elsag (gruppo Finmeccanica) e oggi capo dell’ufficio per la ricostruzione dell’Aquila. Per il Poligrafico bisognerà attendere fino al 16 settembre. In Consap, invece, appare solida la posizione dell’ad Mauro Masi, in virtù dei positivi risultati di bilancio.

GIOCHI DI POTERE
Ad avere dell’incredibile è quello che è successo all’Agenzia del Demanio. Due giorni fa il Consiglio dei ministri ha designato il nuovo capo, il “renzianissimo” Roberto Reggi, ex sindaco Pd di Piacenza. Ma lo stesso Cdm, il 20 giugno scorso, aveva confermato Stefano Scalera, scaduto dall’incarico il precedente 26 maggio. Cosa è successo nel frattempo? Il decreto di nomina di Scalera aveva un vizio di forma censurato prontamente dalla Corte dei conti. C’era scritto che il funzionario veniva “riconfermato”, ma il termine corretto sarebbe dovuto essere “rinominato”, proprio perché Scalera era da poco scaduto. Un vizio troppo surreale per non credere che il tutto sia stato fatto in modo non proprio involontario. Sta di fatto che i renziani stanno andando all’assalto della partita immobiliare. A rischio sono anche i vertici di Invimit, la società del Tesoro che dovrebbe valorizzare il patrimonio pubblico. Si tratta del presidente Vincenzo Fortunato (ex capo di gabinetto del Tesoro) e l’ad Elisabetta Spitz, all’epoca vicina all’ex ministro delle finanze Vincenzo Visco.
@SSansonetti