Marco Gregoretti, giornalista e scrittore, negli scorsi giorni è stato assolto anche in appello dalla querela di Francesco Rocca per diffamazione…
“È stata confermata la sentenza di primo grado che era di assoluzione perché il fatto non costituisce reato: sono stato assolto dall’accusa di aver diffamato Francesco Rocca e la Croce Rossa”.
Ricostruiamo la vicenda: cosa era successo?
“È una storia durata un anno. Ero in vacanza, in montagna, nel 2018 quando crollò il Ponte Morandi. Una persona della Croce Rossa che era lì mi mandava aggiornamenti sulla faccenda. Poi mi manda una cosa che riguarda la Croce Rossa, per la quale stava operando a Genova. E mi manda un filmato che fa vedere delle casse di danaro, tanto danaro, con l’effige della Croce Rossa internazionale. La trasmissione per la quale lavoro, che è Quarto Grado su Mediaset, aveva chiuso in quei giorni. Quindi sono riuscito a mettere questo video su Facebook, sui social, facendo un commentino che era stato indotto da quello che mi aveva raccontato la fonte e chiedendo spiegazioni, usando un linguaggio social un po’ forte”.
Poi cosa succede?
“Poi succede qualcosa che ha toccato la mia etica professionale, nel senso che si è aperta una voragine fatta di documentazioni, foto, racconti, testimonianze di personale della Croce Rossa, che mi ha individuato in quel momento come una specie di giornalista giustiziere. Quindi ho iniziato a raccontare, facendo verifiche e lavorando per un anno a spese mie e raccontando qual era stato l’effetto del decreto legge che aveva privatizzato la Croce Rossa e la gestione di questo decreto, compresa la suddivisione di questo ente in 2-3 filoni, che vedevano sempre la presenza di Francesco Rocca, presidente dell’associazione e della fondazione. Le problematiche che sono venute fuori da questo vespaio riguardavano il personale che era stato mandato via, personale militare, delegittimato. Gente di altissimo profilo che si è ritrovata senza lavoro o a fare il segretario di cancelleria o a fare il bidello in una scuola e in più senza il riconoscimento del Tfr. Il mio non era un attacco a una persona, l’attacco a questa persona lo facevano queste persone, circa 300-350 fonti. Il problema pratico era che tutti questi racconti, circa 40 video, li ho inseriti nel mio blog”.
E dopo un po’ arriva la querela di Rocca…
“La querela, credo fosse poco prima che scoppiasse il Covid, fu fatta per il blog. Io scrissi anche un articolone su Panorama. Feci due articoli: uno era il ritratto di Francesco Rocca e l’altra era sulla cassa dei soldi. Però la querela mi è stata fatta per il blog, quindi ho dovuto provvedere io alle spese. Devo dire che i rapporti tra il mio avvocato, Fiorino Ruggio, e l’avvocato della controparte, David Santodonato, sono sempre stati molto civili, anche adesso dopo la sentenza di assoluzione so che ci sono stati anche degli apprezzamenti reciproci. Io ero preoccupato perché non avevo un giornale alle spalle e il mio avvocato ha tutelato la libertà di stampa”.
Come è finita e cosa ha deciso il giudice in primo grado, in attesa delle motivazioni dell’appello?
“Rocca mi ha fatto questa querela perché si è ritenuto diffamato personalmente e come presidente della Croce Rossa, quindi per un danno di immagine a lui e alla Croce Rossa. In primo grado sono stato assolto. Al giudice ho consegnato una chiavetta con 8 giga di materiale che riassumevano i miei video, ma c’era anche tutta la parte probante che il giudice aveva chiesto di dimostrare. Nelle motivazioni della sentenza si ribadiva che le cose che io ho raccontato sono vere e rientrano nel diritto della libertà di opinione. La sentenza è di assoluzione perché il fatto non costituisce reato”.