Non passi il tedesco, i partitini all’assalto della legge elettorale. E Grillo innesta la retromarcia

Della legge elettorale tedesca è rimasto ben poco. E in Aula la maxi intesa sulla riforma inizia a vacillare, con Alfano che va all'attacco.

Del sisteme elettorale tedesco è rimasto ben poco. Eppure per i fautori dell’intesa, Matteo Renzi, Silvio Berlusconi, Beppe Grillo e Matteo Salvini, è quello il modello di riferimento. Al di là delle etichette, comunque, il testo approdato alla Camera è sotto il tiro dei piccoli partiti, che venderanno cara la pelle prima di far passare questa legge. Magari sperando nella retromarcia dei 5 Stelle, visto che Grillo sembra aver sconfessato l’accordo: “Stiamo facendo una legge elettorale che non capisce più nessuno”. Salvo smentirsi qualche minuto dopo: “Stiamo lavorando benissimo. Sono assolutamente soddisfatto. Sarete soddisfatti anche voi, vedrete”.

Barricate – Il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, è pronto a fare la barricate. “Questa legge elettorale è un inciucellum”, ha attaccato il leader di Alternativa popolare, sostenendo che “non garantisce governabilità e stabilità”. Inoltre, secondo il numero una Farnesina, il testo presenta “vari vizi di incostituzionalità. Per questo Ap presentarà al più presto una pregiudiziale di incostituzionalità”. Ma Alfano si dice anche tranquillo sulla soglia di sbarramento prevista: “Accettiamo la sfida del 5%, non presenteremo nessun emendamento in proposito. Ci hanno fatto un favore, perchè tutte le forze interessate stanno convergendo verso un’aggregazione liberal-popolare”. Dal Pd è arrivata la replica dal senatore renziano, Andrea Marcucci: “Continuare ad insultare il Pd e Renzi non ha senso. Una legge elettorale non diventa anticostituzionale perchè ha uno sbarramento più alto e diverso da quello sperato dal ministro degli Esteri”. Ma le critiche sono piovute anche dall’Udc con la deputata, Paola Binetti: “La selezione dei candidati resta tutta nelle mani dei rispettivi leader, lasciando ben pochi margini di scelta ai cittadini e alle loro preferenze”, ha osservato. Altrettanto dure le parole di Roberto Speranza, uno dei leader del Movimento democratico e progressista: “L’accordo sulla legge elettorale rappresenta un patto di 4 forze politiche contro gli interessi del Paese”.

Spaccatura – L’intesa ha creato una spaccatura anche a destra. Fratelli d’Italia non ha affatto gradito il testo: “Ai quattro leader che si sono trovati d’accordo su questa pessima legge elettorale faccio un appello. Fdi non vuole nominare i suoi parlamentari. Trovate qualsiasi soluzione possibile, noi vogliamo che a scegliere i parlamentari siano i cittadini. Non ci potete imporre di nominare i nostri parlamentari”, ha attaccato Giorgia Meloni. E il capogruppo alla Camera, Fabio Rampelli, ha rincarato la dose: “Cari italiani, non sceglierete il presidente del Consiglio neppure indirettamente. Con questa legge elettorale non deciderete neppure la coalizione che governerà e tanto meno deciderete i parlamentari”. La legge elettorale uscita fuori dalla commissione Affari costituzionali della Camera ha ampiamente i numeri per essere approvata senza problemi dall’Aula di Montecitorio. Ma la strategia dei piccoli partiti è quella di preparare l’agguato al Senato, dove molti parlamentari non hanno voglia di andare al voto. E vogliono le elezioni nel 2018. Perciò sono già al vaglio emendamenti per apportare delle modifiche al testo; che finirebbe così di nuovo alla Camera per una nuova lettura. Con il rischio che nel frattempo si vada oltre i primi giorni di luglio, termine fissato da Pd, Lega, Forza Italia e 5 Stelle. E l’allungamento dei tempi potrebbe creare scompensi ai piani di ritorno alle urne in autunno.