Non si arresta l’aumento dei contagi e delle vittime. Ma continuano a calare i ricoveri. Rezza (Iss): “Siamo ancora nella fase uno. C’è una tendenza alla diminuzione ma è lenta”

Continuano a calare, ormai per il decimo giorno consecutivo, i ricoveri nelle terapie intensive, e questo è un segnale positivo, ma c’è ancora un numero troppo elevato di contagi e di morti da attribuire alle scorse settimane. E’ la fotografia che emerge dal nuovo aggiornamento sull’emergenza Coronavirus fornito, questa sera, dal Dipartimento della Protezione civile. In Italia i malati complessivi sono 103.616, con un incremento, rispetto a ieri, di 1.363 (era stato di 1.984). Calano ancora i ricoveri in terapia intensiva: sono attualmente 3.260 i pazienti nei reparti, 83 in meno rispetto a ieri. Di questi, 1.143 sono in Lombardia, 33 in meno sempre rispetto a domenica.

Degli oltre 103mila malati, 28.023 sono ricoverati con sintomi nei reparti ordinari (176 in più rispetto a ieri) e 72.333 si trovano, invece, in isolamento domiciliare asintomatici o con sintomi lievi. Sono 20.465 le vittime, con un aumento, sempre rispetto al 12 aprile, 566 decessi (era stato di 431). Le persone dichiarate guarite sono 35.435 (1.224 in più di ieri). Il numero dei contagiati totali dal Coronavirus in Italia – compresi morti e guariti – ha raggiunto quota 159.516, con un incremento rispetto a ieri di 3.153.

“Siamo ancora in fase uno, non c’è dubbio. Segnali positivi ci sono – ha commentato il Direttore del dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto superiore di Sanità e componente del Comitato tecnico-scientifico, Giovanni Rezza – ma il numero dei morti è ancora elevato perché è da attribuire a contagi precedenti. I numeri diminuiscono lentamente perché si riferiscono ai contagi. Il tempo che passa tra il momento del contagio e il momento della notifica dei dati, cioè oggi, può essere anche di 20 giorni, per cui se si legge che ‘oggi ci sono 300 nuovi contagi’, sono in realtà nuovi casi, quindi che hanno acquisito le infezioni 20 giorni fa. Quello che si vede oggi è qualcosa che in termini di contagi è attribuibile a giorni fa, questo è importante per capire bene il senso dei dati”.

“Quando potremo vedere gli effetti delle misure di contenimento anche sui decessi? Credo sia l’ultimo indicatore a diminuire – ha spiegato ancora Rezza – perché il tempo che intercorre tra contagi e decessi è il più lungo, purtroppo è l’ultimo degli indicatori che vedremo deflettere. Sicuramente c’è stata una diminuzione, ma prima vedremo diminuire i casi e poi i decessi. Ecco perché e dobbiamo consolidare i dati e resistere. Non arriveremo a contagi zero, ma la curva sta scendendo, non abbiamo avuto un picco ma un aumento dei casi, se non ci fosse stato un intervento di contenimento la curva avrebbe continuato a crescere. I nuovi casi sono diminuiti rispetto a giorni fa. Cè una tendenza alla diminuzione ma è una cosa lenta”.

Nel dettaglio (qui la mappa dei contagi): i casi attualmente positivi sono 31.935 in Lombardia, 13.818 in Emilia-Romagna, 12.765 in Piemonte, 10.766 in Veneto, 6.257 in Toscana, 3.365 in Liguria, 3.080 nelle Marche, 3.920 nel Lazio, 3.062 in Campania, 2.080 nella Provincia autonoma di Trento, 2.512 in Puglia, 1.307 in Friuli Venezia Giulia, 2.050 in Sicilia, 1.778 in Abruzzo, 1.537 nella Provincia autonoma di Bolzano, 625 in Umbria, 914 in Sardegna, 791 in Calabria, 582 in Valle d’Aosta, 270 in Basilicata e 202 in Molise.

“Le prove provenienti da diversi Paesi ci stanno dando un quadro più chiaro di questo virus, come si comporta, come fermarlo e come trattarlo. Sappiamo che il Covid-19 si diffonde rapidamente e sappiamo che è 10 volte più mortale del virus responsabile dell’influenza del 2009”. E’ quanto ha spiegato il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, nel corso del consueto briefing dedicato all’emergenza Coronavirus. La pandemia del 2009-2010 fu quella dell’influenza suina, chiamata anche H1N1, che provocò circa 18mila morti nel mondo e centinaia di migliaia di contagi, soprattutto nel continente americano.

Il numero uno dell’Oms ha spiegato, inoltre, che in alcuni paesi “i casi di Covid-19 raddoppiano ogni 3-4 giorni”. “Il virus – ha aggiunto Adhanom – accelera molto velocemente, ma decelera molto più lentamente. Ciò significa che le misure restrittive devono essere revocate lentamente e con controllo. Non può accadere tutto in una volta. E solo se la sanità pubblica ha adottato le corrette misure, come una significativa capacità di tracciare i contatti”.