di Lapo Mazzei
D’accordo, se lo dice Matteo Renzi è fuoco amico. Anche perché lo ribadisce in tutte le occasioni possibili. Ma se a dirlo è Pier Luigi Bersani cos’è? Sempre fuoco amico, oppure di tratta di vendetta trasversale, consumata a mezzo Bruno Vespa, che con le sue anticipazioni di un libro che non è più un libro ma una sorta di diario di bordo spacciato per volume? Ognuno scelga la risposta che vuole, non essendoci nulla in palio. Anche perché il risultato di questo concentrico attacco a Forte Letta, tale appare ormai l’esecutivo guidato dal nipote dell’eminenza azzurrina del Cavaliere, si colloca fra il comico e il farsesco. “Il Paese ha bisogno di ripartire, di ritrovare la fiducia. Non credo che tale compito possa essere assolto dai governi di necessità”, sostiene l’ex segretario Pd, che sembra esser diventato il ventriloquo di Renzi. Ma siccome lo smacchiatore di giaguari vuol comunque mantenere la sua cifra, Bersani afferma di “non avere date” per la durata dell’esecutivo ma chiede “una svolta radicale” e sostiene che un esecutivo appoggiato da Grillo “non avrebbe fatto meno strada di quella che sta facendo il governo di larghe intese”. Manca la prova ovviamente. E, forse, è meglio non averla avuta, visto come si stanno comportando i deputati del Movimento cinque Stelle relativamente alla vicenda dei rimborsi.
Detto ciò Enrico Letta tira dritto per la propria strada, avendo ben altro a cui pensare. E lo stesso fa il segretario del partito, Gugliemo Epifani, travolto – o investito in pieno, a seconda dei punti di vista – dallo scandalo delle tesseramento gonfiato. Nonostante il lavoro della commissione di garanzia e dei vertici del partito, i casi si moltiplicano e in alcuni casi appaiono quanto mai paradossali. Il candidato dell’area Cuperlo alla segreteria provinciale di Crotone, Giuseppe Dell’Aquila, in una nota sostiene che in alcuni comuni del crotonese si è verificato “un eccessivo ricorso al tesseramento di massa, nella città capoluogo ed anche in realtà, piccole e piccolissime, dove gli iscritti al Pd sono risultati aumentati del 300-400%”. Tutti folgorati sulla via delle primarie? Epifani, nel frattempo lancia la campagna “low cost” per le primarie con un budget di 250mila euro e sotto lo slogan “Io voto perché”. Così il Pd pubblicizzerà le primarie dell’8 dicembre attraverso un sito ad hoc ma anche con cartellonistica nelle città e sugli autobus in 100 stazioni ferroviarie, spot radio e sui social network. Per sostenere la campagna e’ stata prevista anche la possibilità di ricevere donazioni attraverso il fund raising. Chissà se servirà a riportare un po’ si serenità all’interno del partito.