“Nulla sulla lotta al precariato. Dalla Meloni solo retorica”

Parla Vittoria Baldino (M5S): non una parola sulle paghe da fame. "Sui diritti fa paura chi si ispira a Ungheria e Polonia".

Onorevole Vittoria Baldino, deputata M5S, partiamo dal Reddito di cittadinanza. Ci dobbiamo preparare alla sua abolizione?
“Io non sono rimasta stupita dalle dichiarazioni in merito della premier Giorgia Meloni perché ha ripetuto quello che ha sempre annunciato in campagna elettorale. Sono rimasta invece stupita dalla nomina di una ministra del Lavoro (Marina Calderone, ndr) che non ha mai dichiarato di essere contraria al Reddito di cittadinanza, anzi. Bisogna vedere quale linea prevarrà. Anche di recente il Rapporto Caritas ci dice che non è il momento di depotenziare il Rdc ma non perché l’abbiamo fatto noi ma perché era una misura attesa nel nostro Paese da molti anni e che si è rivelata essenziale soprattutto durante la pandemia e anche oggi, che siamo in una situazione economica analoga a quella del 2020, è cruciale. E mi faccia dire ancora una cosa”.

Prego.
“Meloni vuole togliere il sussidio a chi è abile a lavorare. Ma circa la metà dei percettori abili a lavorare, il 46%, ha già un lavoro ma prende il Rdc come integrazione di un salario basso e di questo non ha parlato la premier come non ha parlato di salario minimo e di contrasto al precariato. Allo stesso modo non si possono tagliare fuori dal sussidio giovani che sono rimasti senza lavoro e che sono alla ricerca di uno nuovo. Nell’attesa, che diciamo loro? che si arrangino? Mi auguro che questo governo che ha anche il sostegno di buona parte delle Regioni, che si occupano di politiche attive del lavoro, riesca a completare la riforma del Reddito”.

Un altro passaggio è stato l’annuncio di una riforma costituzionale, da fare a prescindere dal consenso delle opposizioni…
“Questa è stata una sgrammaticatura istituzionale bella e buona. Ricordiamo sempre cosa diceva Calamandrei. Ovvero che quando si parla di riforme costituzionali i banchi del governo devono rimanere vuoti. Perché la Costituzione è di tutti e non si cambia a colpi di maggioranza. Quando si avvierà il dibattito sulle riforme il M5S non farà mancare il suo contributo. Ma noi non siamo d’accordo con facili ricette secondo cui l’uomo solo al comando risolverebbe tutti i problemi. Noi riteniamo che intanto bisognerebbe rafforzare il Parlamento, dare maggiore stabilità al governo, evitando crisi al buio, attraverso anche l’istituto della fiducia costruttiva, e dare anche maggiore forza e voce ai cittadini partendo dalla riforma sacrosanta per noi che è la modifica del sistema di voto, per consentire a chi vive e lavora fuori dal comune di residenza di esprimere il proprio voto quando è il momento. Tutti i partiti si sono impegnati su quest’ultimo punto salvo poi dirci che questa non era la priorità per il Paese”.

Quali sono stati i grandi assenti nel discorso della Meloni?
“Ho trovato molta retorica, poche proposte concrete. Ha parlato poco di giovani, collegandoli alle devianze e all’utilizzo della cannabis. Non ha parlato di contrasto al precariato che è la grande piaga della questione lavorativa e giovanile. Ma se vogliamo regalare ai ragazzi un futuro e anche una pensione dobbiamo garantire loro un lavoro dignitoso, di qualità e stabile. Queste parole non le ho sentite”.

La preoccupa il governo sui diritti civili?
“Io non mi sento rassicurata semplicemente dal fatto che la presidente del Consiglio sia una donna e non mi sento rassicurata anche per un dato oggettivo. Questa premier ha come modello paesi come Ungheria e Polonia che sul tema dei diritti civili hanno fatto passi indietro e nei confronti dei quali Meloni non ha mai preso le distanze quando poteva farlo, per esempio al Parlamento europeo. I soffitti di cristallo non riguardano soltanto le pari opportunità tra uomini e donne ma anche quelli che si frappongono alla piena realizzazione e al raggiungimento della parità di diritti di tutti gli individui, di chi si sente discriminato in ragione del sesso, di chi si sente discriminato in ragione della razza, di chi si sente discriminato in ragione delle proprie condizioni sociali ed economiche”.

Crede che questo governo durerà?
“Quello che è accaduto durante la formazione del governo ormai è storia e non è stato un bello spettacolo. Ma il futuro dell’esecutivo è nella disponibilità della maggioranza. Da parte nostra ci sarà un’opposizione intransigente ma non spregiudicata e irresponsabile come quella della Meloni che arrivò ad apostrofare un premier (Giuseppe Conte, ndr) come ‘criminale’ per racimolare qualche consenso, quel consenso che oggi le consente di stare lì seduta dove è” .

C’è margine per riprendere il discorso di un’alleanza con il Pd?
“Ci sono realtà dove tuttora governiamo insieme. Noi abbiamo grande rispetto per il percorso che i territori fanno. E quindi valuteremo con gli esponenti territoriali. Io ho sempre detto che quella col Pd non poteva essere un’alleanza strutturale ma era da costruire passo dopo passo, su singole circostanze. E alla prova dei fatti nella circostanza più importante il Pd si è rivelato inaffidabile. Valuteremo, sempre alla prova dei fatti, se si potrà costruire un percorso in futuro di condivisione di un’agenda politica progressista. Attualmente questi presupposti sul nazionale non ci sono, a livello locale verificheremo”.