Nuova busta sospetta recapitata in un’abitazione a Roma. Tra domenica scorsa e lunedì tre plichi esplosivi hanno ferito tre donne. Si indaga negli ambienti anarchici

Una nuova busta sospetta è stata recapitata, ieri mattina, in un appartamento nel quartiere Boccea a Roma. La persona a cui era destinata la busta ha contattato i carabinieri che sono intervenuto con una squadra di artificieri e del Ris di Roma che hanno messo in sicurezza e sequestrato la busta per effettuare ulteriori accertamenti. Tra domenica scorsa e lunedì tre buste esplosive hanno ferito tre donne, a Roma e Fiumicino. Secondo gli inquirenti ci sarebbe la mano del terrorismo. La Procura di Roma ha aperto un fascicolo in cui si ipotizzano i reati di attentato con finalità di terrorismo e lesioni. Le indagini sono orientate verso un gruppo di matrice anarchica e antimilitarista.

A suggerire questa pista investigativa è stata la constatazione che le tre vittime non hanno legami tra loro, né personali né professionali, ma due casi su tre hanno in comune l’aver lavorato per enti legati a istituzioni, nazionali e internazionali, legati al mondo militare. Una delle vittime, ex dipendente dell’Ateneo di Tor Vergata, sarebbe stata presa di mira in relazione ad un accordo siglato nell’ottobre scorso con l’Aeronautica Militare. La seconda donna, esperta in biotecnologie che lavorava presso l’università cattolica del Sacro Cuore-Gemelli, sarebbe stata colpita per l’intesa di cooperazione siglata nel dicembre 2017 con la Nato.

Apparentemente senza connessione, almeno per ora, la terza donna ferita che risulta dipendente dell’Inail. Sebbene tutte le piste restino aperte, anche quella dello squilibrato, il procuratore Francesco Caporale è convinto che quella giusta sia legata all’estremismo politico. Non solo. Secondo gli inquirenti i plichi sono stati confezionati da una unica mano e il meccanismo esplosivo, artigianale ma ben fatto, era all’interno della busta e sono risultati idonei ad “offendere” ma non ad uccidere.