Nuovo allarme idrogeologico. Un piano dai Consorzi di bonifica. Fiumi e canali a rischio. E torna l’emergenza siccità. Servono 11 miliardi per mettere in sicurezza i territori

Un miliardo interamente speso o impegnato in un anno. Per l’Italia un vero miracolo, che però i Consorzi di bonifica sono riusciti a realizzare, rispettando un impegno preso alla scorsa assemblea nazionale. Perciò la loro associazione nazionale, l’Anbi, oggi si presenta alla nuova convention – la prima in videoconferenza – con un obiettivo ancora più ambizioso: mettere il Paese in sicurezza idrogeologica con altri 11 miliardi da utilizzare subito per un programma di opere già cantierabili o allo stadio esecutivo. Niente lungaggini e burocrazia, insomma, ma soldi che servono a far ripartire anche l’economia, tant’è che sul progetto si è espressa immediatamente con interesse la ministra per l’Agricoltura, Teresa Bellanova.

OGGI L’ASSEMBLEA. Per il presidente dell’associazione dei Consorzi irrigui e di bonifica, Francesco Vincenzi (nella foto), il segnale migliore in un contesto che resta preoccupante. Troppe le zone a forte rischio e sul fronte della siccità non si vede molto di buono. “Ma noi non ci rassegniamo – dice Vincenzi a La Notizia – e con il nuovo piano mettiamo sul tavolo 3.900 progetti pronti per partire, con cui realizzare infrastrutture urgentissime per evitare frane e disastri ambientali. E capaci di creare subito 52mila posti di lavoro”. Di queste opere d’altra parte, c’è bisogno in ogni angolo d’Italia, anche dove può sembrare che il pericolo sia alle spalle.

“Esattamente così – dice Vincenzi – è in Sicilia e in molte parti del Sud, dove la portata degli invasi è già a inizio luglio inferiore al 50% del necessario, ma anche al Nord, con il Po che oggi disperde in mare molta della sua acqua, ma nell’arco di venti giorni può tornare a scendere in modo inquietante, come abbiamo visto l’anno scorso”. Dunque che fare? “I Consorzi hanno dimostrato una capacità di intervento eccezionale”, spiega Vincenzi ricordando la sfida vinta quest’anno, e nonostante i ritardi dovuti al lockdown per il Covid. Ora si tratta di andare avanti, partendo dalle aree a maggiore criticità, come la Liguria, Matera, L’Aquila e Bologna, aree peraltro interessate da altri eventi tragici che ne hanno messo ancora più in pericolo la tenuta idrogeologica”.

AUTORIFORMA RIUSCITA. Per raggiungere questo livello di efficacia nella progettazione e nella spesa, i Consorzi di bonifica hanno dovuto fare grandi passi avanti. “Non c’è dubbio – ammette il presidente Anbi – che l’autoriforma e la riorganizzazione interna, con gli accorpamenti e le migliorie organizzative che questo mondo ha prodotto, sono state preziose. Gli enti, con la loro conoscenza del territorio e dei problemi concreti delle aree più vulnerabili, hanno dato una spinta alla macchina burocratica, riuscendo a sorprendere per velocità e correttezza delle procedure. basti pensare che il primo dei progetti portati a compimento con il miliardo ottenuto dal Governo lo scorso anno è stato realizzato in Calabria, con una spesa di 12 milioni, e portando un tangibili benefici alla comunità locale.

Ecco, qui si tratta di continuare semplicemente così, con le risorse nazionali, regionali ed europee che ci sono, portando a casa un duplice risultato: dare occupazione e lavoro, senz’altro, ma soprattutto non disperdere le risorse idriche quando ci stanno, ed evitare che portino devastazione quando superano i livelli consueti, ricordando che sotto l’aspetto delle dighe, dei fiumi e dei canali irrigui tutto il Paese è in una situazione fragile. per questo – conclude Vincenzi – il mondo dei Consorzi di bonifica che è in prima linea in questa battaglia si attende sensibilità dal Governo”.