I bambini di Gaza sono tornati bambini. Gli stessi che fino a ieri i giornali occidentali chiamavano «terroristi» e oggi mostrano sorridenti in prima pagina, per usare le loro fotografie come strumenti di propaganda della pace. Bastano quelle immagini per misurare l’ipocrisia di chi racconta la guerra a giorni alterni, scegliendo di vedere l’infanzia solo quando serve a ripulire le coscienze. Nelle ore successive all’annuncio del cessate il fuoco, decine di migliaia di palestinesi hanno iniziato a rientrare a piedi nel nord e a Gaza City, tra colonne di sabbia e macerie. La Croce Rossa ha parlato di «accesso umanitario urgente» e del recupero di 35 corpi.
Da Roma, il presidente Sergio Mattarella ha chiesto che «gli aiuti arrivino in modo immediato e massiccio» e che il piano di pace «preveda pieno accesso umanitario e coinvolga l’Onu». Parole che valgono come un’ammissione implicita: fino a ieri, gli aiuti non arrivavano davvero, contrariamente a quanto hanno ripetuto Israele, Meloni e molti altri. Mattarella ha aggiunto che «la pace dovrà coinvolgere i giovani palestinesi» che però non ci sono nel cosiddetto piano di pace. Ha ricordato anche che «una pace vera esiste solo con due popoli e due Stati», lo stesso impegno che Meloni aveva promesso “subito dopo la liberazione degli ostaggi”. Attendiamo, dunque, la prossima settimana per il suo decreto.
Intanto gli italiani della Freedom Flotilla sono rientrati nel Paese: parte dell’equipaggio è stata liberata e ha lasciato il Negev. Le umiliazioni e le violenze sono sempre le stesse. Questa pace inflitta conterà sul condono delle responsabilità del genocidio. Per questo tutti gli occhi devono restare su Gaza.