Ok alla risoluzione dell’Onu e spuntano nuovi video che incastrano Netanyahu. Passa il testo sugli aiuti, ma senza tregua con l’astensione di Stati Uniti e Russia

Ok alla risoluzione dell’Onu e spuntano nuovi video che incastrano Netanyahu. Passa il testo sugli aiuti, ma senza tregua

Ok alla risoluzione dell’Onu e spuntano nuovi video che incastrano Netanyahu. Passa il testo sugli aiuti, ma senza tregua con l’astensione di Stati Uniti e Russia

“Prove video dimostrano che Israele ha bombardato anche aree che dovevano essere sicure per i civili”: sono queste le conclusioni di un’indagine del New York Times in un video che rivela come il governo israeliano abbia bombardato aree in cui aveva spinto i civili di Gaza dichiarandole sicure.

A questo si aggiunge l’utilizzo da parte dell’esercito di Netanyahu di bombe MK-84 da 900 chili di peso (2.000 libbre), le più distruttive degli arsenali militari occidentali. Bombe che, secondo gli esperti militari Usa consultati dal NYT, non vengono quasi mai sganciate dalle forze statunitensi in aree densamente popolate, proprio per i rischi che rappresentano per la popolazione civile.

Il caso

Per analizzare le immagini, il NY T ha utilizzato uno strumento di intelligenza artificiale per scansionare le immagini satellitari del sud di Gaza alla ricerca di crateri di bombe che misurassero oltre 12 metri di diametro o più. Solo l’esplosione di bombe da 900 chilogrammi possono creare crateri di quelle dimensioni nel terreno leggero e sabbioso di Gaza. Scrive il NYT: “Alla fine, l’indagine ha identificato 208 crateri nelle immagini satellitari e nei filmati dei droni. I risultati rivelano che quelle bombe hanno rappresentato una minaccia grave per i civili in cerca di sicurezza nel sud di Gaza”.

In risposta alle domande sull’uso della bomba nel sud di Gaza, un portavoce militare israeliano ha detto in una dichiarazione al Times che la priorità di Israele è distruggere Hamas e che “questioni di questo tipo saranno esaminate in una fase successiva”. Il portavoce ha anche affermato che l’Idf “prende precauzioni possibili per mitigare i danni ai civili”. Parole smentite dai fatti. Il network Usa Cnn cita analisi della società di intelligenza artificiale Synthetaic e sostiene che i crateri più grandi di 12 metri di diametro siano 500. Secondo i dati del Pentagono, da ottobre gli Usa hanno inviato a Israele oltre 5.000 bombe MK-84.

Richiesta ignorata

Dopo giorni di rinvii, il Consiglio di sicurezza dell’Onu è riuscito – con l’astensione degli Stati Uniti e della Russia – a far passare un testo sulla guerra a Gaza. Che però ignora la richiesta di una tregua immediata. La risoluzione chiede dunque misure “urgenti” per consentire “un accesso immediato, sicuro e senza ostacoli di aiuti umanitari” nella Striscia e per “creare le condizioni per una cessazione sostenibile delle ostilità” in un non meglio precisato futuro. La precedente formulazione della bozza – limata ed emendata per giorni per convincere gli Usa a non porre un nuovo veto – chiedeva invece “l’urgente sospensione delle ostilità”, anche se non un cessate il fuoco vero e proprio sgradito a Israele e Washington.

Intanto un rapporto pubblicato da 23 agenzie Onu e non governative scrive che più di mezzo milione di persone a Gaza – un quarto della popolazione – rischiano di morire di fame. Secondo il rapporto a Gaza l’intera popolazione di Gaza è in crisi alimentare, con 576.600 persone a livelli “catastrofici” di fame. Arif Husain, capo economista del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite ha dichiarato: “Non ho mai visto qualcosa delle dimensioni di quanto sta accadendo a Gaza. E a questa velocità”. Sempre nella giornata di ieri la Mezzaluna Rossa (pari alla nostra Croce Rossa) palestinese sui social ha raccontato che “le autorità di occupazione israeliane hanno rilasciato alcuni membri delle nostre équipe detenuti all’interno del centro ambulanze di Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza. Alcuni hanno subito percosse e torture, mentre 8 rimangono ancora in custodia”.

Intanto Hamas ha rifiutato la proposta di Israele di una tregua di 2 settimane con scambio di ostaggi: “Nessun accordo senza un cessate il fuoco duraturo”.