Olimpiadi invernali, botte da orbi sulla pista da bob

Continua la rissa tra Cortina, Cesana e Saint Moritz sulla pista da bob per le olimpiadi di Milano-Cortina 2026.

Olimpiadi invernali, botte da orbi sulla pista da bob

Più che un’opera olimpica, la vicenda della pista da bob per i giochi di Milano-Cortina 2026, assomiglia a una commedia dell’assurdo (o meglio, a una farsa). Dove si farà il benedetto impianto? A Cortina? A Cesana (Torino)? O le gare si terranno a Saint Moritz…? La risposta dipende dal personaggio della farsa al quale lo si chiede…

Continua la rissa tra Cortina, Cesana e Saint Moritz sulla pista da bob per le olimpiadi di Milano-Cortina 2026

Se ieri lo si fosse domandato al ministro Andrea Abodi, avrebbe risposto che la sua “volontà è mantenere la matrice italiana, ma la decisione finale non spetta al governo, ma rimane alla fondazione Milano Cortina con il supporto del Cio”; che “l’impegno del Governo è totale, ma che non si sostituisce agli organi preposti” e che “l’eventuale delocalizzazione all’estero è una soluzione estrema, ove non dovessero apparire ipotesi alternative come quella di Cesana”. Del resto è pur sempre un governo sovranista.

Se invece ci si fosse rivolti al capo del Coni, Giovanni Malagò, avrebbe detto che non dipende da lui, ma che se gli danno “un pezzo di carta firmato dal Governo, che certifica con le garanzie economiche, finanziarie, di tempistica e di penali, avete la mia parola d’onore che con il presidente (del Piemonte, ndr) Cirio, con il sindaco Lo Russo (sindaco di Torino, ndr) e con chi la firma per il governo, vado a bussare a Canossa, al Cio, e dico che è uscita fuori l’opportunità di Cesana”, perché “io sono il primo che ci mette la faccia, ma la credibilità dopo quello che è successo, non è altissima”. E se infine ci si fosse rivolti al presidente del Veneto, Luca Zaia, lo si sarebbe sentito dire: “C’è ancora un decreto aperto, vorrei anche continuare a dire che Cortina si aspetta il bob. Per me finché qualcuno non ci scrive, c’è ancora aperta una possibilità”. Tutte dichiarazioni di ieri.

L’unica che sarebbe rimasta in silenzio, perché non parla mai, è il soggetto principale dell’operazione Olimpiadi (nonché principale responsabile della figuraccia che l’Italia sta facendo agli occhi del mondo sportivo e non): la Fondazione Milano-Cortina. Ma, sfoghi a parte, dove si farà la pista che, secondo il dossier iniziale, sarebbe dovuta nascere a Cortina, ma che nessuno ha voluto costruire, perché gli 81 milioni stanziati per lo Sliding Center non sono stati ritenuti sufficienti? Non si sa. A oggi le ipotesi sul tavolo sono rimaste due: la prima è quella “italiana”, che prevede il riutilizzo dell’impianto di Cesana, costruito per i giochi del 2006 e poi mai più usato e che quindi necessita di un restauro oneroso. Per questa opzione si sono schierati Regione Piemonte, Comune di Torino e governo.

Secondo il dossier presentato dai “piemontesi”, la spesa preventivata non supera i 35 milioni (33,8, che presumibilmente dovrebbero salire di un 40% calcolando Iva e fondi per progettazione e analisi), per un risparmio, dice il dossier, pari al 60% rispetto alla spesa preventivata per Cortina. Cifre che però sono ancora tutte da confermare da parte della Società infrastrutture Milano-Cortina (Simico), che entro la fine della settimana dovrebbe presentare uno studio di fattibilità.

La Lombardia spinge per la Svizzera. Malagò per Torino e Zaia chiede ristori. Figuraccia mondiale agli occhi del Cio

La seconda opzione è invece “estera” e prevede di spostare le gare in Svizzera, nell’impianto già funzionante di Sankt Moritz. Per questa ipotesi tifano Regione Lombardia e Comune di Milano per via della maggiore vicinanza. Ma, soprattutto, è l’opzione “fortemente caldeggiata” (per usare un eufemismo) dal Cio, il quale, vista la serie di brutte figure inanellate dall’Italia negli ultimi quattro anni e mezzo, ora vuole avere la certezza che si scelga un impianto già pronto e operativo, anche fuori dai confini nazionali (da qui la “Canossa” di Malagò di cui sopra). A complicare il tutto, c’è poi l’irritazione del Veneto, che, come dichiarato ieri da Zaia, se perde le gare di bob, ne pretende altre a Cortina, come compensazione (“se non c’è più il bob non è per colpa della Regione del Veneto. Non dovevamo realizzarlo noi. Noi siamo parte in causa come danneggiati. Quindi chiediamo il ristoro, quantomeno sul fronte delle gare”).

Una richiesta che se accolta comporterebbe l’ennesima rivoluzione del dossier olimpico. In tutto questo circo, una sala cosa è chiara: in caso di spostamento di una venue di gara, oltre a un dpcm ad hoc, servirà l’ok di tutti i territori coinvolti nella Fondazione Milano-Cortina, quindi anche di Zaia e del sindaco di Cortina Gianluca Lorenzi, con i quali, a 819 giorni dall’inizio dei giochi, si dovrà per forza fare i conti.