Dopo quasi due anni dai fatti e oltre quaranta udienze, si chiude il processo sull’omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega. Per quei fatti, nel procedimento celebrato all’interno dell’aula bunker di Rebibbia, i due giovani statunitensi Lee Finnegan Elder e Gabriel Natale Christian Hjorth sono stati dichiarati colpevoli e per questo condannati entrambi all’ergastolo dai giudici della Corte d’Assise di Roma.
Omicidio Cerciello Rega, ergastolo per Lee Finnegan Elder e Gabriel Natale Hjorth
Una vicenda terrificante dove a far letteralmente rabbrividire sono i dettagli che, col procedere delle indagini, si sono accumulati sempre più. “La morte di Cerciello è una conseguenza diretta di quanto hanno compiuto entrambi i due americani che sono responsabili dell’omicidio” ha spiegato il pubblico ministero di Roma, Maria Sabina Calabretta, durante le repliche che hanno preceduto il verdetto dei giudici. Secondo il magistrato, i ragazzi “non hanno agito con premeditazione ma hanno portato un coltello da guerra all’appuntamento, hanno effettuato dei sopralluoghi per controllare la situazione, nei momenti cruciali hanno indossato i cappucci” ma soprattutto “hanno agito in simultanea, attaccando entrambi i carabinieri intervenuti e successivamente hanno nascosto l’arma del delitto”.
Parole che confermano quanto era apparso già piuttosto chiaro dall’ordinanza con cui gli americani sono stati arrestati e in cui si parlava di “furia omicida” che sarebbe evidente dalle undici coltellate inferte a Cerciello, ossia un uomo disarmato, in nemmeno 30 secondi, che era intervenuto sul posto assieme al collega Andrea Varriale. Tra l’altro, per una sfortunata serie di eventi, entrambi i militari si erano recati all’appuntamento senza avere al proprio seguito la pistola di ordinanza. Fatto, questo, che ha suscitato diversi interrogativi e per il quale Varriale è stato indagato dai magistrati della Capitale per il reato di violata consegna.
Omicidio Cerciello Rega, il carabiniere che bendò l’indagato Fabio Manganaro
Quel che è certo è che si è trattato di una violenza insensata e che resta pressoché impossibile da spiegare. Il 26 luglio del 2019 i due statunitensi, in vacanza a Roma, volevano passare una serata in compagnia a base di alcol e cocaina. Per questo si erano recati a Trastevere dove acquistavano dello stupefacente da un pusher italiano. Peccato che poco dopo i giovani si rendono conto di essere stati imbrogliati, con della tachipirina frantumata venduta al posto del prezioso stupefacente, e così decidono di vendicarsi andando a rubare lo zainetto dello spacciatore. Per restituire il maltolto e riavere indietro i soldi già versati, i due americani fissano un appuntamento con il pusher.
All’incontro, però, si presentano Cerciello e Varriale che, nonostante si fossero qualificati come carabinieri, vengono aggrediti brutalmente. Il primo muore dissanguato mentre il collega, in stato di choc, chiama i soccorsi. In questi momenti drammatici, i due americani ne approfittano e, come se nulla fosse, fanno rientro nella loro stanza di hotel dove nascondono il pugnale. Dopo poche ore dal delitto, i due vengono arrestati e portati in caserma per essere interrogati dove, però, accade un altro giallo perché Natale Hjort viene bendato e la foto inizia a circolare sul web causando polemiche e dando il via ad un’indagine parallela per la quale, il 10 febbraio scorso, la Procura di Roma ha disposto la citazione diretta a giudizio per Fabio Manganaro, il carabiniere che avrebbe bendato il giovane.