Omicidio Ceste, il giudice chiede trent’anni per il marito di Elena. Avrebbe ucciso la moglie in un’aggressione premeditata e violenta

Dopo giorni di trepidante attesa, è arrivata la richiesta di condanna formulata dal pm di Asti Laura Deodato nei confronti del marito di Elena Ceste il vigile del fuoco Michele Buoninconti, al termine di una requisitoria di quattro ore nel processo per l’uccisione della donna e l’occultamento del suo corpo. Trent’anni di carcere per l’omicidio della moglie. Questa la richiesta formulata. Per il pubblico ministero, infatti, le indagini, condotte in modo “ineccepibile”, conducono all’unica conclusione possibile: la colpevolezza di Buoninconti nell’omicidio premeditato della moglie Elena Ceste. È quanto ha sostenuto il pm di Asti Laura Deodato, che va sanzionato con la condanna a 30 anni, il massimo della pena previsto con il rito abbreviato, che si svolge a porte chiuse. Elena Ceste era svanita nel nulla il 24 gennaio 2014: il marito era uscito di casa per accompagnare i loro quattro figli a scuola e al ritorno aveva dichiarato di non averla più trovata e si era rivolto anche a Chi l’ha visto? per poterla rintracciare. Dopo alcuni mesi, però, lo scorso 18 ottobre il cadavere della donna è stato rinvenuto ad appena un paio di chilometri da casa: si trovava sotto il fango di un piccolo rivo. La svolta nell’inchiesta è arrivata il 29 gennaio quando i carabinieri di Asti hanno arrestato il marito della donna con l’accusa di omicidio. Secondo l’ipotesi accusatoria, Buoninconti avrebbe ucciso Elena Ceste in un arco di tempo molto ristretto, pochi minuti, la mattina della sua scomparsa, mettendo in atto “un’aggressione violentissima”. L’ultima udienza del processo, che si è tenuta il 22 luglio, ha visto il confronto dei periti di accusa e difesa.