Un atto dovuto che si trasforma – per volontà della maggioranza – in materia di scontro sulla Giustizia. L’ultimo fronte caldo destra-Magistrati, ieri, riguarda le critiche piovute sui pm di Taranto che stanno indagando sulla sparatoria del 12 luglio scorso, nella quale rimase ucciso il brigadiere capo Carlo Legrottaglie.
La destra rispolvera lo scudo penale per le divise
In particolare, Lega e Forza Italia si sono scagliati contro i magistrati “rei” di aver indagato i due poliziotti coinvolti nel conflitto a fuoco costato la vita a uno dei due banditi ritenuti i responsabili della morte di Legrottaglie. Un atto dovuto, appunto. Ma non per il sottosegretario all’Interno, il leghista Nicola Molteni, che ieri ha subito rilanciato sullo scudo legale che l’esecutivo intende riservare alle forze dell’ordine (leggi sotto). Una norma già bocciata lo scorso gennaio che ora la maggioranza intende ripresentare.
La nota dell’Anm in difesa dei magistrati
Immediata risposta dell’Anm: “La giunta distrettuale”, si legge in una nota, “reputa né condivisibili né accettabili le valutazioni espresse su alcuni organi di stampa da parte di alcuni esponenti politici e dei rappresentanti di alcuni sindacati della polizia di Stato sull’operato dei magistrati della Procura della Repubblica di Taranto, impegnati, in queste ore, in delicati accertamenti”.
“Un atto dovuto”
“La natura degli accertamenti in corso impone la partecipazione ad essi, anche nel loro interesse”, continua l’Anm, “Tale partecipazione è imposta dalla lettera, dalla ratio e dalla finalità delle norme del Codice di procedura penale che disciplinano gli accertamenti in corso da parte della Procura della Repubblica di Taranto”.
Che aggiunge: “Nessuno di tali accertamenti può e deve essere letto come uno schiaffo alla realtà, alla logica e al lavoro di chi ogni giorno rischia la pelle per proteggere i cittadini o come una manifestazione di confusione o di contraddizione o, addirittura, come il segno della volontà di criminalizzare il personale della polizia di Stato di Grottaglie”.
“La giunta distrettuale”, conclude il documento, “esprime sostegno, vicinanza, solidarietà, pieni e convinti, ai magistrati della Procura della Repubblica di Taranto impegnati nell’essenziale e delicato compito di accertare i fatti accaduti” e formula, infine, “il sincero auspicio che tali accertamenti possano svolgersi nel più breve tempo possibile”.
Gasparri: “Decidiamo noi. I magistrati hanno molto da farsi perdonare”
Altrettando immediata – quanto immancabile – la replica del senatore forzista Maurizio Gasparri: “Conosciamo le leggi vigenti, ma voglio dire due cose. In primo luogo siamo noi che dobbiamo modificare le leggi, senza assicurare un’impunità totale, ma garantendo una più forte tutela del popolo in divisa quando agisce in difesa dei cittadini. La norma va rivista”.
“I magistrati”, ha continuato, “facciano comunicati tempestivi per giustificare l’operato dei loro colleghi. Non intervengano tardivamente e in modo ipocrita. La magistratura ha molte cose di cui scusarsi con gli italiani. E comunque noi siamo dalla parte del popolo in divisa, perché siamo convinti che molti togati siano troppo facilmente portati ad assumere iniziative giudiziarie nei confronti di poliziotti, carabinieri o finanzieri che tutelano la legalità”. “Noi andremo avanti”, ha concluso.
Il Pg della Cassazione boccia la riforma Nordio
E sul fronte dello scontro tra poteri, da registrare la presa di posizione del sostituto procuratore in Corte di Cassazione, Fulvio Baldi, che ieri al convegno del Cnpr ha attaccato la riforma Nordio sulla separazione delle carriere: “La riforma non affronta concretamente i problemi esistenti”, ha detto. “Ritengo che questa riforma non vada nella direzione giusta. La separazione delle carriere, per come al momento è scritta, in astratto non collide con i principi dell’obbligatorietà dell’azione penale e dell’autonomia e indipendenza della Magistratura. Il Pm, infatti, non viene sottoposto all’Esecutivo, né viene messa in discussione la terzietà del giudice rispetto alle parti. Tuttavia, il fine che questa riforma sembra perseguire non appare in grado di migliorare concretamente il servizio Giustizia. Ciò di cui ha bisogno il cittadino è un pubblico ministero preparato, onesto, equilibrato e professionalmente competente. Su questo piano, la riforma non apporta alcun contributo significativo”.