Altro che faccia d’angelo, Amanda uccise Meredith

di Angelo Perfetti

Altro che faccia d’angelo, altro che santarellina. Per i giudici Amanda Knox è la persona che ha sferrato il colpo mortale a Meredith. Il presidente della Corte d’appello di Firenze Alessandro Nencini, nel depositare le motivazioni della sentenza con cui lo scorso 30 gennaio Amanda Knox e Raffaele Sollecito sono stati condannati a 28 anni e mezzo e a 25 per l’omicidio di Meredith Kercher, non ha dubbi. Sono stati loro, e il colpo alla gola che l’ha uccisa è stato sferrato per non farla gridare, per farla smettere. Un delitto maturato da precedenti di insofferenza tra le due ragazze, una convivenza che ormai aveva creato troppi attriti. Poi il mix  di alcool e droghe, la scintilla di una discussione, e la furia omicida.

Le motivazioni dell’Appello bis
Oltre 330 pagine in cui la Corte ripercorre il giudizio di appello bis e spiega la condanna. Non fu un ‘’gioco erotico’’ di gruppo poi ‘’sfuggito di mano’’, come ipotizzo’ la Cassazione, ma una ‘’progressiva aggressivita’’’ innescata da una lite, sfociata in una violenza sessuale e conclusa con un omicidio, perché la vittima ‘’doveva essere messa in condizione di non denunciare’’. Il movente dell’assassinio di Meredith Kercher è questo. E non è l’unico elemento di novità nelle ricostruzione di quanto avvenne la notte fra il primo e il due novembre 2007 nell’appartamento di via della Pergola a Perugia. Per la corte fiorentina, gli assassini di Meredith usarono due coltelli: uno, piccolo, era nelle mani di Raffaele. L’altro era impugnato da Amanda: era da cucina e aveva una lama di 31 centimetri. Fu la studentessa americana a sferrare a Meredith il colpo letale. I giudici hanno ricostruito il clima che si viveva in quella casa di studentesse e gli avvenimenti della notte dell’omicidio. Fra Amanda e Meredith ‘’non vi era un buon rapporto’’, scrive la Corte, perché Meredith, che ‘’conduceva una vita molto regolare’’, non tollerava il fatto che Amanda non pulisse la casa e avesse un comportamento ‘’perlomeno disinvolto nel far accedere all’abitazione ragazzi di cui non aveva una conoscenza approfondita’’.

Guerra sui reperti
La Corte ritiene che “parlare di contaminazione di reperti, con carattere generale e astrattamente possibilista, non abbia significato alcuno nella sede del processo penale e sia obiettivamente fuorviante” la Corte d’assise d’appello di Firenze, motivando la condanna di Raffaele Sollecito e Amanda Knox. I giudici hanno fatto così riferimento a quanto “più volte ripetuto” dai difensori degli imputati e dai periti d’ufficio nominati in secondo grado a Perugia (al termine di quel processo i due giovani vennero assolti con una sentenza poi però annullata dalla Cassazione). Allora, lo scontro tra accusa e difese si era concentrato sulle analisi biologiche eseguite dalla polizia scientifica. In particolare sul coltello considerato la presunta arma del delitto e sul gancetto di reggiseno indossato dalla Kercher quando venne uccisa. I giudici di secondo grado avevano quindi nominato propri periti, i quali avevano considerato i risultati “non attendibili” ipotizzando anche una possibile contaminazione. Conclusioni però criticate dalla Cassazione.

Il commento della difesa
Per uno dei difensori di Sollecito, l’avvocato Giulia Bongiorno, nella sentenza ci sono “almeno dieci errori clamorosi per ogni pagina, come sulla presunta arma del delitto sulla quale la sentenza sbanda clamorosamente”. “Chi ha scritto questa sentenza – aggiunge l’altro legale di Raffaele, l’avvocato Luca Maori – dimostra di non avere una conoscenza piena del processo”. Per il legale della famiglia Kercher, l’avvocato Francesco Maresca, “la sentenza utilizza tutti gli elementi indiziari in modo assolutamente appropriato e totale e, soprattutto, elemento che ritengo fondamentale, prende come presupposto la sentenza di condanna a carico di Guede’’. Il padre di Raffaele Sollecito, Francesco, commenta con sarcasmo: “Apprendiamo che i giudici riconoscono a mio figlio e ad Amanda il dono dell’ubiquita’’’, dice, spiegando che “è scritto in maniera incontrovertibile che gli imputati sono contemporaneamente in piazza Grimana, come sostiene il teste Curatolo, e in camera di Meredith a uccidere una povera ragazza. Sono errori di una gravità assoluta”.