Onorevoli spese alla Camera. Solo per le foto sborsati 60mila euro. Paghiamo pure il Patriarcato di Antiochia. E alla fine il conto è di 75 milioni di euro

Ben 60mila euro in foto, altri diecimila per le bandiere. E poi i fitti al Patriarcato di Antiochia. Ecco le spese pazze della Camera dei Deputati nel 2016

Ben sessantamila euro in servizi fotografici, altri diecimila per fornire Montecitorio di bandiere nuove di zecca, quasi 200mila per garantire un efficiente servizio di guardaroba. Senza dimenticare i due milioni per la ristorazione, gli oltre 5 milioni per pulire i tanti uffici e sedi della Camera dei Deputati e 1,6 milioni per spostare mobili e incartamenti vari. E, alla fine, il conto non può che essere salato (sebbene in calo rispetto alle vacche magre degli anni scorsi): più di 75 milioni di euro spesi nel corso del 2016 per garantire servizi, beni e forniture di ogni tipo a deputati e dipendenti di Montecitorio. Quest’anno, per la prima volta, il documento, pubblicato nel dettaglio e visionato da LaNotizia, tiene conto non degli accordi siglati, ma dei pagamenti concretamente effettuati. E scorrendo le tante spese emerge sin da subito un dato: in realtà per quanto riguarda il 2016 abbiamo sborsato circa 67 milioni, cui si aggiungono però altri 8 milioni “riferiti all’esercizio 2015” ma pagati lo scorso anno, come dichiarano gli stessi uffici di Montecitorio.

Di tutto punto – Ma a questo punto entriamo nel dettaglio delle spese. Perché qui e lì spuntano curiosità interessanti. Come, ad esempio, gli oltre 300mila euro sborsati per arredi di ogni tipo. A cominciare dai 25mila euro spesi in poltrone “Frau”, la storica azienda che fu di Luca Cordero di Montezemolo. Una spesa, questa, che in realtà non stupisce, essendo un habitué per Montecitorio. Nel 2016, infatti, la Frau aveva ricevuto un’altra commessa da oltre 14mila euro e prima ancora da 18mila. Ma non è finita qui. Accanto al guardaroba, il cui servizio come detto ci è costato circa 200mila euro nel 2016, curiosi anche i 170mila euro e rotti sborsati per il vestiario di servizio, o i quasi 20mila euro che sono occorsi per pagare la lavanderia. Senza dimenticare, ancora, i 370mila euro spesi per carta e materiale da cancelleria, oppure i tanti contratti siglati per mostre, convegni e meeting: così in un anno abbiamo sborsato altri 90mila euro.

Do you speak English? – Ma non è finita qui. Perché paghiamo, tra le altre cose, anche i corsi di formazione ai dipendenti della Camera e agli stessi deputati. E infatti nel 2016 la Roma School ha ricevuto circa 45mila euro per corsi di formazione e aggiornamento per il personale, mentre altri 18mila euro se ne sono andati per la “formazione linguistica e informatica dei deputati”. Che speriamo, a questo punto, riescano meglio del “waind” di Angelino Alfano o del biblico “shish” di Matteo Renzi.

Amici degli amici – Ma a sfogliare le varie spese si trova di tutto. E così ecco spuntare anche piccoli contributi per enti nei cui direttivi troviamo spesso politici che siedono, tra le varie cose, proprio nei banchi di Montecitorio. Quel che si direbbe un piccolo conflitto d’interessi. Fatto sta che, ad esempio, nel corso dell’anno scorso il Cespi (Centro Studi Politica Internazionale) ha ricevuto 42mila euro. Ebbene, nel direttivo troviamo, tra gli altri, Piero Fassino, Enrico Letta, il sottosegretario Sandro Gozi. Stessa somma è andata alla Sioi (Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale), il cui presidente, per dire, è l’ex ministro Franco Frattini. Senza peraltro dimenticare che questi enti ricevono ogni anno fondi ad hoc anche dalla Farnesina.

Pure la Chiesa – Ma non è tutto. Perché nella giungla dei contratti e delle spese spuntano anche situazioni come minimo sorprendenti. Per la locazione di uffici, per esempio, la Camera ha versato in un anno  un totale di circa 43mila euro al Patriarcato di Antiochia dei Siri, ovvero la sede patriarcale della Chiesa cattolica sira.

Agenzie a iosa – Infine non potevano mancare le agenzie di stampa. Una marea. Solo l’Ansa ha ricevuto 636mila euro. Un bel bottino anche per AdnKronos (204mila euro), Lapresse (50mila), Askanews (230mila) e Agi (276mila).  Senza dimenticare Il Sole 24 Ore che ha incassato da Montecitorio altri 132mila euro.

Tw: @CarmineGazzanni