Ora Grillo si mette la toga e spara a zero sull’Expo

di Lapo Mazzei

Lucio Dalla in una celebre canzone Milano se la immagina vicina all’Europa. Con l’Expo che verrà, forse, tornerà ad esserlo, sempre che la manifestazione non resti preda delle inchieste e del malaffare. Nel frattempo è particolarmente vicina  al baricentro della politica italiana che ha trovato nel dualismo fra Matteo Renzi e Beppe Grillo il perno sul quale far ruotare la campagna elettorale delle europee del 25 maggio. E siccome il contrappasso di corruzione è legalità, sia il premier che il leader dei 5 Stelle, nel corso della rispettiva giornata milanese hanno lanciato gli slogan sul tema. L’ex comico ligure, in particolare, ha deciso di sposare la causa delle toghe, sostenendo che  “la magistratura si sta muovendo perché sa che una forza politica li appoggia. Si muove da quando ci siamo noi”. Dunque il M5S è diventato il partito della magistratura. Una dichiarazione d’amore, quella di Grillo, che ha un obiettivo ben preciso: accattivarsi le simpatie dell’elettorato piddino  che non vede in Renzi il paladino della legalità. E siccome i numeri dei sondaggi dicono che questa fascia di votanti è particolarmente mobile, il leader pentastellato ha deciso di spingere sino in fondo il pedale dell’acceleratore in vista del rush finale della campagna elettorale. Le indagini sull’Expo, in fondo, sono il miglior favore fatto a Grillo, tanto che il comico ligure ha calato il sipario sulla sua partecipazione ai programmi televisivi. “Non vado da Vespa, vado in Rai. Io ci sono nato in Rai. La critico, ma sono un nostalgico, e Vespa rappresenta quell’elettorato che pensa che io sia Hitler”, dice il leader del Movimento, “devo combattere un pregiudizio, vado lì per rivolgermi alle persone e a dire che non sono un violento”.  E in quella circostanza  ribadirà la sua aderenza alla linea delle toghe, trovando orecchie disposte ad ascoltarlo.

 L’Esposizione nel mirino
In attesa dello show di Grillo nel salotto televisivo di Vespa, dove tutto e ovattato e sincopato,  il leader  dei 5 Stelle è tornato a gridare alla luna, dato che i lavori dell’Expo difficilmente potranno essere fermati. “Deve essere fermato tutto perché ci sono ancora in ballo 4-5 miliardi” sostiene Grillo nel corso della conferenza stampa tenuta a Milano in contrapposizione alla visita di Renzi, “ma vanno arrestati i leader politici, non questi poveracci. Dobbiamo aprire gli occhi, l’Expo non è stato pensato per dare un’immagine dell’Italia al mondo. L’hanno fatto per riciclare denaro, è un’associazione a delinquere”. E nemmeno la nomina di Cantone placa Grillo. “Arriva il super commissario dell’anticorruzione. Il super commissario va a commissariare il commissario. E quello che c’era dice: “Non mi sono accorto. Quando siamo entrati con un pullman con 40 parlamentari dentro i cantieri di Expo”, spiega il guru dei penta stellati, “ho visto un campo con milioni di metri quadri e nulla. Non c’era nulla. Adesso la magistratura si sta muovendo, secondo me, perché sa che c’è una forza politica importante, forse la prima del Paese, che non gli va contro. Ecco perché sono intervenuti dopo che siamo andati noi all’Expo”.

Il nemico Europa
Grillo ha poi attaccato il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz: “Dobbiamo dare un segnale straordinario che le cose stanno cambiando in Italia. “Allora io do un messaggio a Schulz che mi ha chiamato Stalin: non ti puoi permettere di venire a fare campagna per il Pd in Italia con i soldi del Parlamento europeo e poi non puoi permetterti di prendere in giro un Movimento scelto da 9 milioni di italiani”, tuona Grillo,  “allora caro Schulz, attaccati alla Merkel perché il venticello sarà sempre più forte”. L’attacco di Grillo all’Esposizione era cominciato già in mattinata con la pubblicazione sul blog di un articolo dal titolo: “L’Expo è il gioco dei quattro cantoni”.  Il finale, ovviamente, è stato degno della commedia dell’arte. “Noi siamo il piano B” spiega Grillo, “poi se non va bene mi potete sempre rottamare e mi manderete all’Europarlamento con Iva Zanicchi”. Insomma, il comico ligure non vuol decidere solo il presente ma anche il proprio futuro.