Ora Il Cairo cambia strategia. I pm italiani vanno in Egitto. Le indagini sull’omicidio saranno congiunte. Anche l’Ue chiede verità: Roma abbia tutti i documenti

di Marcello Di Napoli
L’Egitto sembra aver cambiato idea sul caso Regeni. La Procura di Roma ha infatti reso noto che finalmente il Cairo si è detto disponibile ad accettare le indagini congiunte con il nostro Paese per quanto riguarda la morte del giovane italiano. La trasferta dei pm romani al Cairo, secondo Pignatone, è finalizzata anche a “individuare ulteriori modalità di collaborazione tra le due autorità giudiziarie nell’interesse dei rispettivi Paesi”. Insomma, una svolta importante che potrebbe aiutare finalmente a far luce sulle molte ombre che continuano a circondare il caso.
LA CONDANNA – Strasburgo, infatti, ha fortemente criticato la magistratura egiziana, e di conseguenza alla leadership del Paese nordafricano. Il Parlamento si è unito a una condanna diffusa contro la scarsa collaborazione del Cairo, che nonostante abbia promesso di fare tutto il possibile per fare chiarezza sull’uccisione di Regeni non pare però troppo intenzionata a permettere agli investigatori italiani di fare il proprio lavoro. La risoluzione che è arrivata da Strasburgo “condanna con forza la tortura e l’assassinio” del giovane ricercatore italiano, ma difficilmente avrà un peso concreto. D’altro canto, la riunione di Strasburgo ha posto tuttavia l’attenzione su una questione: l’Egitto non sta fornendo “alle autorità italiane tutti i documenti e le informazioni necessarie”. Un punto su cui si è espressa solo pochi giorni fa anche la procura romana. Lunedì la magistratura italiana ha chiesto che al team investigativo (uomini dello Sco e del Ros) presente al Cairo sia fornito tutto quanto è necessario per capire le circostanze esatte in cui Regeni è sparito ed è stato prima torturato e poi ucciso. Agli atti forniti finora mancano quantomeno i dati delle celle telefoniche e i video delle telecamere di sorveglianza presenti sul percorso compiuto dal giovane prima della sua sparizione, il 25 gennaio.
LE ACCUSE – Da Strasburgo, inoltre, hanno sottolineato anche un punto non trascurabile. Chiunque abbia trattenuto e ucciso Regeni – e responsabilità dello Stato sono tutto tranne che escludibili – il caso dell’italiano “non è un incidente isolato ma è accaduto in un contesto di torture, morti in carcere e aumento delle scomparse in Egitto negli ultimi anni”. Accuse che presupporrebbero una risposta. Ma che al Cairo continuano a non fare né caldo né freddo.