Non è il giorno della liberazione, come quello di aprile secondo Donald Trump, ma anche la giornata di oggi può rappresentare una tappa fondamentale nella guerra dei dazi. Da una parte perché proprio da oggi entra in vigore il raddoppio delle tariffe su acciaio e alluminio (che passano dal 25% al 50%) annunciato dal presidente Usa. E dall’altra perché sono ore decisive nelle trattative tra Stati Uniti e Ue. Tanto più dopo l’allarme dell’Ocse sulla crescita globale, tagliata a causa dei dazi, con effetti devastanti proprio per gli Usa (ma anche per l’Italia).
Di certo l’annuncio di Trump di aumentare le tariffe su acciaio e alluminio non aiuta le trattative, con l’Ue che ha parlato già di una decisione che “indebolisce” gli sforzi negoziali in corso. Tanto che Bruxelles starebbe pensando anche di anticipare le contromosse, finora congelate. Oggi ci sarà l’incontro a Parigi tra il commissario Ue al Commercio, Maros Sefcovic, e il rappresentante Usa per il Commercio, Jamieson Greer. Intanto proprio un portavoce della Commissione sostiene che Ue e Usa hanno “concordato di accelerare il ritmo dei negoziati”. Sono in corso incontri tecnici, definiti come “molto costruttivi”. Nessuna conferma, invece, è arrivata sul fatto che l’amministrazione Trump avrebbe sollecitato i Paesi a presentare le loro migliori offerte per i negoziati commerciali, proprio entro oggi. L’obiettivo è accelerare ulteriormente sui colloqui. Con la scadenza dei 90 giorni fissata all’8 luglio.
I dazi presentano il conto: l’Ocse taglia la crescita
Trump tira dritto nella sua strategia e ribadisce che gli Usa non avrebbero “alcuna possibilità di sopravvivenza economica” senza i dazi. Eppure i dati dell’ultimo Economic Outlook dell’Ocse sembra dire l’esatto opposto. Perché non solo i dazi porteranno a un rallentamento della crescita globale (dal 3,3% dello scorso anno al 2,9% del 2025 e del 2026), ma il danno peggiore sarà proprio per Stati Uniti, Canada, Messico e Cina: i Paesi più coinvolti dalle tariffe e per i quali è più alto il rischio di una revisione al ribasso della crescita.
Per gli Stati Uniti si scende dal 2,8% del 2024 all’1,6% di quest’anno e all’1,5% del prossimo. Proprio per la guerra commerciale. Minore l’impatto sull’Eurozona, che continua però ad arrancare: la crescita passerà dallo 0,8% del 2024 all’1% del 2025 (e all’1,2% del 2026). La Cina passerà dal 5% al 4,7% di quest’anno e al 4,3% del prossimo. E non va meglio neanche all’Italia: la già asfittica crescita dello 0,7% del 2024 si ridurrà allo 0,6% del 2025, rimanendo poi inchiodata allo 0,7% l’anno prossimo. In peggioramento rispetto alle stime di marzo dello 0,7% La guerra delle tariffe, quindi, la pagano tutti.