Orbán ci vuole affamare. Il caudillo carpatico è il paladino dei sovranisti italiani. Ma se fosse per lui non avremmo un soldo

Si scrive Visegrad e si legge Viktor Orbán sebbene del gruppo facciano parte anche Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia e Slovacchia, puntellati da alcuni “stati taccagni” come l’Olanda di Mark Rutte che ci ha definito “parassiti” in relazione al Recovery Fund di quasi 173 miliardi di euro proposto dalla Commissione Ue per l’Italia. Ma il vero pericolo, quello che è sempre sopra le righe, è proprio Orbán, il turbo-sovranista furbacchione che non molla però il Ppe con la manfrina della Merkel sulla sospensione del suo partito Fidesz.

Fatto sta che Orbán ha preso di mira l’Italia e strilla e strepita che la somma concessaci è troppo alta mentre all’Ungheria restano le briciole, 15 miliardi. Tuttavia questa sceneggiata è surreale, intanto perché l’Ungheria è un piccolo stato che conta molto poco nell’Unione e poi perché l’Italia è stata la più danneggiata dalla pandemia virale e noi abbiamo un apparato industriale che i magiari si sognano.

Eppure il cacicco non demorde e lancia regolarmente i suoi strali e le sue intemerate contro il nostro Paese. Si tratta di quell’Orbán trasformista, nato in realtà liberale e poi diventato di destra, che si è arrogato poteri speciali simil dittatoriali che non dovrebbe neppure avere usbergo nella Ue e ci sta ancora per la benevolenza della comunità internazionale nella speranza che prima o poi lo caccino. Da poco ha ripreso il suo tambureggiamento contro di noi, ma la domanda è: che dicono i sovranisti nostrani?

Che dice Matteo Salvini che spesso e volentieri lo ha anche incontrato? È possibile che non si accorga che per un ovvio teorema logico i sovranisti non possano essere mai amici? E basta guardare le vicende passate sui migranti per rendersene conto. Quando lo stesso Salvini allora ministro dell’Interno nel governo giallo-verde cercò almeno di ridistribuirli prese una legnata gengivale storica proprio da Orbán che, ovviamente, non ne voleva neppure uno nella sua terra di svampiti vampiri.

E subito, il suo codazzo obbediente cioè i Paesi del patto di Visegrad, lo seguirono nella euro-lagna contro l’Italia, Paesi, si badi bene, che contribuiscono ben poco economicamente, come invece facciamo noi (siamo i terzi in Ue), ma sono invece molto avidi di risorse economiche, appunto vampiri. Allora Matteo Salvini cercò di sgattaiolare, finse qualche lievissima presa di posizione e poi fece finta di niente sebbene tutti gli dicessero che un sovranista non ti può essere amico quando a rimetterci, seppur poco, è lui. Il suo elettorato, appunto sovranista, non glielo permetterebbe.

Quando ci sono interessi divergenti i sovranisti si sciolgono come neve al sole. E colpisce che invece quelli nostrani facciano ora finta di niente, come se non si rendessero conto del danno che Orbán e amichetti sta procurando proprio all’Italia che, colmo dei paradossi, proprio i nostri sovranisti ora non possono difendere legati ideologicamente come sono, mani e piedi, al caudillo carpatico. Se la Ue si vuole salvare deve tornare ad a comportarsi bene, bacchettando chi cerca di fare il furbo ai danni altrui.