Nemmeno il trentennale dell’omicidio di Falcone e Borsellino è riuscito a rivitalizzare l’antimafia in Italia, un pensiero ormai dormiente sotto le ceneri di ciò che è stato e che si limita a essere pura commemorazione senza avere le energie per alzare gli occhi e guardare al futuro investigando senza sconti sul presente.
Nemmeno il trentennale dell’omicidio di Falcone e Borsellino è riuscito a rivitalizzare l’antimafia in Italia
La spinta antimafia di questo Paese, quell’energia che non molti anni fa riempiva i convegni, sfilava per le città, non aveva paura di stare al fianco di magistrati coraggiosi in pericolo (Nino Di Matteo e Nicola Gratteri per citarne alcuni) e costringeva la politica ad affrontare il tema addirittura inserendolo come priorità nei propri programmi elettorali ormai è diventata materia buona solo per gli studiosi (e ne abbiamo tanti e bravi) e per gli appassionati del genere (che sono tanti ma sempre più soli).
La maxi inchiesta che aveva travolto la Lombardia colonizzata dalla ‘Ndrangheta (Crimine-Infinito) e che aveva travolto la politica regionale si è diluita in qualche libro ma non ha minimamente cambiato gli equilibri e gli scenari, come se la vicinanza con i boss fosse solo un normale inciampo nell’attività politica da scrollarsi di dosso con un’alzata di spalle.
L’inchiesta Aemilia in Emilia Romagna ha farcito i giornali solo nei giorni degli arresti, sempre con i particolari piccanti di una mafia raccontata come fenomeno di costume da presentare come estraneo a quello che siamo, mentre il suo processo che ha mostrato un’aberrante collusione tra ‘Ndrangheta e politica e imprenditoria e giornalisti è diventato cronaca locale.
A Catanzaro il maxi processo Rinascita-Scott messo in piedi da Gratteri (il più imponente processo dopo il maxi-processo di Falcone e Borsellino) viene tirato in ballo da qualche politico o commentatore solo per delegittimare il lavoro della Procura o per alimentare la tesi secondo cui chi si occupa di magia oggi in Italia nel 2022 sia solo un allarmista in cerca di notorietà.
Lo scorso 8 aprile la presentazione della relazione semestrale della Dia (la Direzione Investigativa Antimafia) in Parlamento fatta dalla ministra Cartabia ha meritato solo qualche singhiozzo. Eppure là dentro si dice che solo nel primo semestre del 2021 sono stati effettuati sequestri per oltre 93 milioni di euro e confische per circa 130 milioni di euro. Ci sono state in 6 mesi 455 interdittive antimafia e 68.534 le segnalazioni per operazioni sospette.
Trent’anni dopo gli omicidi di Falcone e Borsellino la mafia sembra ben organizzata
Ma l’antimafia non “tira più”, come direbbero i valenti spin doctor che hanno trasformato la politica in un’interminabile flusso di emozioni senza contenuti. L’associazionismo si è spento sotto il peso di una sigla regina che sul territorio nazionale ha il monopolio delle iniziative. E così, 30 dopo Falcone e Borsellino, la mafia sembra ben organizzata (tanto da permettersi di essere silente) e l’antimafia molto meno.