Pace armata in Forza Italia

di Lapo Mazzei

No, nemmeno le presentazioni del solito libro-panettone (meglio il panettone del libro, a dire il vero) di Bruno Vespa con Silvio Berlusconi sono più quelle di una volta. Al Tempio di Adriano di Roma, la chiesa pagana dei riti della politica di casa nostra, ieri sera c’erano più giornalisti che pubblico. E fra il pubblico c’erano più deputati che semplici cittadini. I quali davano l’idea di essere lì per caso. Insomma un flop colossale. Ma che importa. Tanto a Vespa quanto a Berlusconi questi incontri al Tempio, e il pensiero ai mercanti di biblica memoria corre in modo spontaneo, servono solo per apparecchiare i telegiornali della sera, che si ritrovano con il servizio pronto e cucinato. Cosa vuoi di più dalla vita? Non dite un lucano, vi prego. Ci accontenteremmo di una politica meno autoreferenziale e di direttori e editorialisti (ieri sera le comparse di turno al Tempio di Adriano erano Antonio Polito e Marcello Sorgi) meno ombelicali, capaci di fare domande vere. Non finte. Eppure questo è quello che passa il convento nell’anno zero dell’era renziana. Che per essere decifrata al meglio non richiede particolari codici. Basta osservare quanto vanno facendo il democratico Pippo Civati e l’azzurro Raffaele Fitto. Sia pur con modi e termini diversi fra loro, tanto l’esponente di centrosinistra quanto l’ex governatore della Puglia, stanno provando a mettere in mora i rispettivi leader. Solo che nessuno dei due ha la forza necessaria per strappare, per rompere il cordone ombelicale. Civati sa che Renzi è un vendicativo, che non lascia mai uno spazio agli avversari, figuriamoci ai traditori. “Agli amici tutto, ai nemici nemmeno giustizia”, è uno dei motti di Renzi. Dunque, critica, pungola, ma non rompe, non esce dal Pd. Fitto, invece, sembra essere entrato nello stesso loop di Gianfranco Fini. “Ha sbagliato i tempi, forse anche i modi”, dice un azzurro molto vicino al Cavaliere. No, non ha sbagliato i tempi. E’ che con Berlusconi non c’è mai un tempo giusto. Finché Silvio sarà in piedi, non ci sarà nessuno di commettere il parricidio politico. L’uomo di Arcore può fare a meno di tutti, gli altri non possono fare a meno di lui. Ecco perché il Cavaliere vince, gli scudieri perdono. Un po’ come sta avvenendo nel Pd con questo Renzi. E il film mandato in onda ieri al Tempio di Adriano è la proiezione plastica dell’intera storia, con Vespa che rappresenta il gemello perfetto di Berlusconi. Non solo. Silvio ieri si è tolto l’ennesima soddisfazione di prendere in giro onorevoli e deputati, confermando che il partito è suo è ne fa ciò che vuole. “A me andrebbe bene fare il regista dietro Salvini, che è un goleador. Un attaccante, un marcatore che fa i gol, ma ha bisogna di una squadra dietro”, dice l’ex presidente del Consiglio, parlando del leader della Lega. E poi, pur di ricostruire una coalizione di centrodestra vincente, Berlusconi sarebbe disposto anche a perdonare Angelino Alfano: “Quando c’è di mezzo la libertà del Paese, allora credo sia un dovere per ciascuno buttarsi i tradimenti alle spalle e pensare positivamente alla libertà del Paese e dei cittadini”. E a chi gli chiede se sia possibile fare una coalizione con Lega e Ncd a fronte del no secco di Salvini, risponde: “Le persone intelligenti sanno cambiare idea”. Come no. Peccato che il patto del Nazareno non si tocca, essendo il “salvacondotto” di Berlusconi, ha chiarito lo stesso leader azzurro. Ecco perché lui e Vespa saranno sempre lì. Con Renzi alle loro spalle. In fondo il Patto fra i tre è molto più forte del Nazareno…