Maurizio Landini ha detto che “mai come adesso la lotta per la pace, la lotta per il lavoro, la lotta per la democrazia sono un tutt’uno”. Stefano Fassina, economista e presidente dell’associazione Patria e Costituzione, condivide? Oltre alla solidarietà per Gaza le persone sono scese in piazza anche per un disagio sociale?
“Da sempre pace e democrazia e lavoro sono in strettissima connessione. Non a caso sono assieme nel primo articolo della nostra Costituzione insieme all’articolo 11. Dove non c’è pace, non c’è democrazia e il lavoro soffre. E non c’è dubbio che la sofferenza sociale così profonda e sempre più grave in Italia abbia contribuito a dare solidarietà al popolo palestinese che da così tanto tempo soffre l’oppressione e ora anche il genocidio da parte di Israele. C’è stato un sentimento di solidarietà umana importantissimo in questi giorni di fronte a larghissima parte di classe dirigente che si gira dall’altra parte o balbetta denunce e condanne ipocrite. C’è stato un senso di solidarietà umana soprattutto fra tutte le generazioni più giovani che si è intrecciato con quella risposta che ha avuto anche la componente sociale che lei ricordava nella domanda”.
Come mai i partiti di opposizione sembrano non riuscire a intercettare questo malcontento?
“La sfiducia nella politica è profonda e come vediamo dagli ultimi dati delle elezioni regionali colpisce in particolare il versante progressista dove vi sono posizioni nette di contrasto, di alternatività alla guerra ma anche posizioni ambigue. Invece per dare credibilità a una prospettiva alternativa serve una classe dirigente credibile che coerentemente riconosce, non solo sulla Palestina, ma anche in Ucraina, la necessità del negoziato e la necessità di ricostruire un ordine internazionale basato sulla condivisione della sicurezza che archivi l’Europa della guerra. L’Europa della guerra se non viene contrastata non può dare credibilità alle classi dirigenti che poi rivendicano welfare. Il warfare è alternativo al welfare radicamente. E non si è credibili se non si intercetta quella domanda di giustizia e solidarietà umane, se non si è coerentemente e convintamente e sistematicamente contro il warfare”.
Il prefetto di Roma Giannini ha confermato che i violenti che hanno creato disordini nella Capitale non avevano nulla a che fare con la mobilitazione pro Gaza e sono arrivati dopo. Si sfata così la narrazione del governo manifestazione uguale problemi di disordine pubblico?
“Sabato scorso ero alla manifestazione fino alla fine e ho verificato in prima persona come coloro che hanno alimentato gli scontri fossero stati prima cacciati dal corteo e poi a conclusione della manifestazione si sono lasciati sfogare con atteggiamenti teppisti che non avevano nulla a che vedere con milioni di giovani e di persone che hanno marciato per le strade di Roma pacificamente”.
Perché il governo Meloni continua a ignorare questa parte di Paese che scende in piazza?
“Il governo e in particolare la presidenza del consiglio ha perso un’altra grande occasione per evidenziare che dirige un governo di tutti gli italiani e non solo di chi vota centrodestra, non solo di Fratelli d’Italia. è comprensibile e legittimo che la predidente del consiglio non condivida l’azione umanitaria della Flotilla, è legittimo che non condivida chi si mobilita per fermare un genocidio ma deve avere rispetto per uomini e donne e soprattutto per ragazzi e ragazze che vanno in piazza in nome della comune appartenenza al genere umano. Mentre rispetto non c’è stato. Sarebbe importante riconoscere la rilevanza umana prima che politica dell’ondata di solidarietà per il popolo palestinese che abbiamo visto in questi ultimi giorni”.