di Vittorio Pezzuto
«Ci sono piccoli episodi o motivi di polemiche, ma non mi pare che siano da sopravvalutare». Così ieri mattina, nel corso della sua visita ufficiale a Cracovia, un algido Giorgio Napolitano cercava di stemperare la tensione sedimentatasi nottetempo nella maggioranza sul nuovo caso Imu. Evidentemente ben informato, il Capo dello Stato (che neanche in terra straniera ha rinunciato al vezzo di intervenire su questioni che costituzionalmente non gli competono) non sarà quindi rimasto sorpreso nell’apprendere di lì a poco il ritiro in Commissione Bilancio dell’emendamento targato Pd a favore del pagamento della prima rata della tassa per le abitazioni con rendita catastale superiore ai 750 euro. Se approvato, sarebbe stato l’ennesimo salasso ai danni del ceto medio, un colpo capace di stangare addirittura un quarto dei proprietari di case. Tra questi, anche quelli che hanno il torto di possedere a Roma o a Milano un monolocale di poche decine di metri quadrati. Che l’improvvida iniziativa, sottoscritta da tutti deputati democrat in Commissione Bilancio, avesse connotati provocatori e ideologici lo confermava peraltro una dichiarazione del piddino Giovanni Legnini, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: «Il nostro partito sostiene che i ricchi debbano pagare imposte sul patrimonio, al contrario del Pdl. Non ci sono altri risvolti». Una frase che riportava alla mente i famigerati manifesti («Anche i ricchi piangono») fatti affiggere da Rifondazione Comunista in occasione della Finanziaria del 2007. Tanto bastava per far insorgere il capogruppo Pdl Renato Brunetta: «Può essere considerato un ‘nemico di classe’ chi abita in una casa, a Roma di 36 o 41 metri quadrati, a seconda che trattasi di civile abitazione o casa popolare? Sembrerebbe di sì, almeno a giudicare da questo emendamento. La proposta – proseguiva – è talmente assurda da far tornare alla mente i tempi eroici della rivoluzione bolscevica, quando i russi erano costretti alla coabitazione forzata, mentre in Italia il ‘piano casa’ di Amintore Fanfani dava a ciascuno un tetto sotto il quale far crescere la propria famiglia». Brunetta sottolineava anche un’altra contraddizione: «Le rendite catastali non sono univoche su tutto il territorio nazionale. Variano da città a città e, all’interno della stessa città, da zona a zona. Le case più vecchie ma anche di maggior valore – perché situate nei centri urbani – avendo una rendita più antica sono anche quelle soggette ad una minore tassazione. Mentre, in periferia, le case di più recente costruzione sono le più tartassate. Ne deriva un totale disallineamento tra il loro effettivo valore di mercato e l’imposta che grava sull’immobile. Quindi – concludeva – la proposta del Pd diventa una specie di ‘riffa’ scriteriata di ordinaria ingiustizia fiscale, che si somma a quel museo degli orrori che è il fisco italiano. Sono ragioni sufficienti a motivare una assoluta opposizione da parte del Pdl. Se si vuol colpire la piccola e media borghesia, noi, semplicemente, non ci stiamo».
Sconfessione
In quegli stessi minuti continuava peraltro il pressing del governo per far desistere dall’iniziativa i falchi del partito di Epifani. Uno strappo sull’Imu, a pochi giorni dalla rinnovata fiducia al governo Letta, avrebbe infatti rappresentato una rottura del patto tra alleati, un regalo elettorale al Pdl e un assist formidabile a quanti, nelle fila berlusconiane, si è erano spesi per la rottura delle larghe intese. Nel primo pomeriggio è arrivato così l’annuncio del ritiro di tutti gli emendamenti del Pd al decreto sulla prima rata dell’Imu. «Il governo si è impegnato per altri provvedimenti sulla cassa integrazione oltre a quello già contenuto nel decreto», provava a motivare a denti stretti Maino Marchi, primo firmatario dell’emendamento contestato. La retromarcia del Pd era peraltro iniziata con la sconfessione della sua iniziativa da parte del responsabile Economico del partito Matteo Colaninno. «Non ci sono problemi sulla prima rata dell’Imu» aveva rassicurato quest’ultimo. «Inoltre sono già stati disposti i trasferimenti ai Comuni e qualsiasi ipotesi alternativa sarebbe impossibile e ardua». Marchi e compagni erano stati sbeffeggiati anche dai deputati pentastellati di Beppe Grillo: «Il Pd è scollato dalla realtà se ritiene di escludere le case di lusso. Con la proposta presentata è esente dall’Imu solo chi vive in una cantina». Per una volta sconfitto, il partito delle tasse si prepara però a colpire nei prossimi giorni.