La ripartenza di Draghi è una bomba. Palazzo Chigi punta sulle armi. Il consigliere militare del premier spinge sull’export. E si lamenta per la riduzione del business dal 2016

Da cinque anni gli affari con le armi per l’Italia si sono ridotti. L’export si è contratto. Un dato che non piace al Governo.

La ripartenza di Draghi è una bomba. Palazzo Chigi punta sulle armi. Il consigliere militare del premier spinge sull’export. E si lamenta per la riduzione del business dal 2016

Da cinque anni gli affari con le armi per l’Italia si sono ridotti. L’export di materiale bellico si è contratto. Un dato su cui ci sarebbe da gioire, che contribuisce a ridurre i lutti nel mondo, ma a quanto pare non per il Governo Draghi.

Il consigliere militare di Palazzo Chigi, audito ieri in Commissione difesa alla Camera, ha sottolineato tale trend con preoccupazione, ha parlato dell’importanza, risolto il caso dei marò, di favorire l’industria nazionale delle armi nel business con l’India e ha sostenuto l’importanza di coltivare buoni rapporti con i Paesi del Golfo Persico in tale settore.

Il giro di vite negli affari con Emirati e Arabia, che terminata la missione in Afghanistan ha visto anche Abu Dhabi negare a Roma lo spazio aereo, creando una serie di disagi, non sembra dunque convincere la Presidenza del Consiglio. Con buona pace dei pacifisti.

L’AUDIZIONE. Quella del generale di corpo d’armata Luigi Francesco De Leverano (nella foto), che nel corso della sua carriera ha ricoperto numerosi incarichi, è stata un’audizione informale. Il consigliere militare del premier Mario Draghi, arruolatosi nell’Esercito 45 anni fa, è stato tra l’altro comandante di plotone, di compagnia e infine di battaglione presso il Battaglione “Leonessa” di Civitavecchia, è stato vice comandante del contingente italiano in Iraq, comandante della brigata meccanizzata “Sassari”, del 2° Comando delle forze operative di Difesa in San Giorgio a Cremano, comandante logistico dell’Esercito e sottocapo di stato maggiore della Difesa.

In Commissione è stato audito sulla Relazione al Parlamento sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo di esportazione, importazione e transito di armi. Ed è subito emerso che il piano per la ripartenza di Palazzo Chigi è una bomba. “Siamo consapevoli che le nostre scelte nella fornitura dei materiali di armamento hanno importanti e sostanziali ripercussioni anche sui nostri interessi di politica estera e strategica nella cosiddetta area del Mediterraneo allargato, che è una priorità d’azione del Governo, discussa recentemente dal Presidente del Consiglio anche in occasione del vertice del G7”, ha dichiarato il generale.

E ha quindi affermato che proprio in occasione dell’ultimo vertice, essendo presente anche l’India come osservatore speciale, insieme alla Corea del Sud, all’Australia e al Sudafrica, c’è stato “un certo interessamento verso un’area dell’Oceano indiano in cui ovviamente l’India è collocata”, aggiungendo che, anche a seguito della soluzione della vicenda dei marò, tale interessamento “può aprire una finestra di opportunità per imprimere un nuovo slancio alla proiezione italiana in questo quadrante strategico di così vitale importanza e che presenta potenzialità non ancora pienamente sfruttate sul piano della cooperazione industriale ed economica”.

De Leverano non ha del resto fatto mistero della sua preoccupazione per la fase recessiva in cui è entrato dal l’export di materiali militari. Per lui, l’Italia dispone di un settore industriale “dinamico”, “con punte di indiscussa eccellenza” e che “in questa fase di crisi ha più che mai bisogno di tempestive misure di sostegno, di semplificazione delle procedure e di accelerazione delle commesse”. Ripartenza dunque tra fucili, bombe e missili. E c’è di più. Il consigliere militare del premier batte sui ricchi affari che stanno facendo Francia, Germania e Spagna e definisce i Paesi del Golfo e del Medio Oriente partner strategici per la stessa industria della difesa italiana. Il freno a Emirati e Arabia non gli piace.

Dall’archivio: Business militari col Recovery Plan. Un governo di Draghi con le armi. Per il Parlamento prioritario spendere sulla Difesa. Un cambio di passo inaspettato rispetto a Conte.