Parla l’ex br Giordano: “È ripartita la gogna mediatica. Nel mirino c’è la pace in Palestina”

Parla l'ex br Francesco Giordano, condannato per l’omicidio di Walter Tobagi. Linciato dai falsi garantisti: "Sono gli stessi che usano un altro metro coi fascisti".

Parla l’ex br Giordano: “È ripartita la gogna mediatica. Nel mirino c’è la pace in Palestina”

Francesco Emilio Giordano (ex militante della Brigata XXVIII marzo, condannato per l’omicidio di Walter Tobagi, e oggi educatore) che effetto le ha fatto vedersi sulle pagine dei giornali?
“Devo dire che davvero non me lo aspettavo. Quando un amico al mattino mi ha avvisato di aver visto la foto ho pensato fosse una delle tante foto che si fanno durante i cortei. Non mi aspettavo una aggressione di tale portata, così raccogliticcia che solo Il Giornale poteva fare, evidentemente ordinata da altri”.

Una precisazione, per iniziare: è vero, come si legge, che lei non ha mai rinnegato le azioni violente per cui è stato condannato e quegli anni?
“Nell’azione più grave eravamo in sette, ben cinque si sono dissociati dopo solo poco tempo, e solo per poter uscire dal carcere; quindi, non potevo evitare di rivedere criticamente quel percorso. Mi hanno arrestato il 7 ottobre 1980 su una delazione di uno dei sette, un amico fino ad allora. Arrestato e torturato sono stato tenuto in isolamento per 38 giorni. Il Dottor Spataro durante il primo interrogatorio mi ha proposto di ammettere tutto quello che gli altri avevano dichiarato, e che siccome ero quello con meno responsabilità “me la sarei cavata” con meno di 3 anni a fronte dell’ergastolo o 30 anni. Come ho già scritto in altre occasioni, subito dopo quel fatto non ho più frequentato quelle persone ed ero ritornato a lavorare in Fabbrica (Mtm di Rho). Mi avevano proposto di scappare in Francia ed ho rifiutato. Forse sarei rimasto libero, ma non era quello che mi interessava”.

Ieri in alcune trasmissioni televisive e nel dibattito politico è stato detto che “un ex brigatista non ha il diritto di partecipare a manifestazioni”. Molte di quelle parole arrivano da coloro che si professano “garantisti” e alcuni di loro hanno assunto posizioni pubbliche a favore di persone con condanne per terrorismo nero sulle spalle. Che effetto le fa questo doppiopesismo?
“A mio parere dimostra semplicemente che hanno una moralità molto scarsa e che tutto quel che fanno è strumentale perché pensano che quel “pensiero” li aiuti nella carriera politica, giornalistica. Poi vero che ci sono “due pesi e due misure”, infatti sono molto meno severi con elementi fascisti. In questi anni è venuto meno non solo l’antifascismo, ma anche quella idealità che ha caratterizzato la sinistra e di conseguenza – rotto quell’argine – è emerso tutto il liquame che vediamo anche nella vicenda di questi giorni”.

Ma è vero – come scrive qualcuno – che lei è per l’eliminazione fisica degli israeliani?
“Assolutamente falso, anche perché mi sono sempre assunto le mie responsabilità. Da sempre la mia posizione è quella di uno Stato palestinese dove possano vivere in pace ebrei, musulmani, cristiani ed anche noi atei, che non sarebbe una novità. Si tornerebbe a quel tempo in cui in Palestina si viveva così, prima dell’arrivo dei sionisti, quelli che ancora oggi vorrebbero una Grande Israele che arriva fino al mare, esattamente quello che è la Palestina”.

Cosa ne pensa del violento attacco di Hamas?
“Penso che sia frutto di decenni di occupazione, gli ultimi 17 anni sono stati di completa chiusura, di numerose aggressioni come quella di questi giorni, eppure prima non si erano verificati episodi come quello del 7 ottobre: Piombo Fuso (2008), Margine Protettivo (2014). No, io sono convinto che l’obiettivo di Israele sia esattamente quello di scacciare in qualsiasi modo i palestinesi e costruire quello che avevano già prefigurato un decennio prima che arrivasse Hamas”.

Da anni si occupa della causa palestinese. Perché?
“Credo sia perché, come ebbe a scrivere un intellettuale palestinese, la questione palestinese è così ingiusta che ogni essere umano non può che difenderla. Sono stato più volte a Gaza, ho conosciuto compagni e compagne, Vittorio Arrigoni, ed altri. Insomma, non posso né voglio tirarmi indietro finché la Palestina non sarà libera, e come dicevo prima, finché possano vivere in pace ebrei, musulmani, cristiani e atei. Aggiungo che fino a poco tempo fa i cristiani non venivano toccati, solo i palestinesi venivano repressi; invece, ultimamente i coloni sono un loro obbiettivo”.

Riscenderà in piazza?
“Assolutamente sì, credo sabato prossimo ci sarà ancora una manifestazione dato che la mattanza a Gaza prosegue. Ed io sarò con le migliaia di giovani a chiedere la fine dei bombardamenti e la fine dell’occupazione. Sarò in piazza anche per non tradire il mio passato di comunista internazionalista che vuole restare umano”.