Parlamento disinnescato, il premier guarda al futuro. Oggi il discorso alle Camere e la richiesta di fiducia. Salvo sorprese dell’ultima ora i numeri adesso ci sono

di Angelo Perfetti

L’opposizione che non ti aspetti. Vendola, Grillo, Berlusconi tutti insieme più o meno appassionatamente spingendo verso il voto. A voler giocare sulle parole possiamo dire che questo fronte anti-Letta è composto da antifascisti (Vendola), sfasciti (Grillo) e nuovi fascisti (Berlusconi padre padrone del partito), quando di più eterogeneo possa esistere nell’arco costituzionale. Dall’altra parte, al contrario, le differenza tra centrosinistra e centrodestra sono solo lessicali: stesso programma, comune intento di tirare a campare, democristiani ai vertici. Così in nome delle larghe intese (che, lo ricordiamo, tra l’era Monti e quella Letta per ora non hanno prodotto né il risultato di rilanciare l’economia, né quello di contrarre il debito pubblico, né quello di ridurre le spese dei parlamentari e il finanziamento ai partiti) Pd e Pdl vanno ora a bracceto verso la morte elettorale. Unica chance di vittoria sarebbe quella di risollevare le sorti del Paese; magari ci riuscissero, ma i segnali lanciati fino a oggi non lasciano presagire nulla di buono.
E quando si tornerà alle urne, i voti chi premieranno? Pd e Pdl torneranno su fronti opposti, dividendosi il bottino, nel caso siano riusciti a produrre risultati. Ma se fallissero, si spalancherebbero le porte a due soli schieramenti: i rivoluzionari e i conservatori. Cioè Grillo e, ancora una volta, Berlusconi (Silvio o Marina, cambia poco). Ecco perché il Cav ha staccato la spina.

La giornata
E’ stata una giornata frenetica di riunioni: da un lato a palazzo Chigi si sono incontrati i ministri dimissionari Pdl insieme ad Angelino Alfano; dall’altro lato, Berlusconi ha riunito a Grazioli i big del partito ma stavolta senza Alfano.
Il Cavaliere inoltre ha lanciato un nuovo affondo – in una lettera inviata al direttore di ‘Tempi’ – contro Letta e Napolitano che ha definito “non affidabili” perché lasciano che si proceda all’”assassinio politico per via giudiziaria” del “fondamentale partner di governo”.

L’intervento di Napolitano
Il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ieri mattina ha ricevuto Letta e il ministro Dario Franceschini. E poi nel tardo pomeriggio ha fatto trapelare che nell’incontro della mattina si è configurato con il premier “il percorso più limpido e lineare sulla base di dichiarazioni politico-programmatiche che consentano una chiarificazione piena delle rispettive posizioni politiche e possano avere per sbocco un impegno non precario di sviluppo dell’azione di governo dalle prime scadenze più vicine agli obiettivi da perseguire nel 2014”. Franceschini precisa che in ogni caso il chiarimento di domani passerà attraverso un voto di fiducia: “Nessuna trattativa – assicura – domani il governo porrà la fiducia in modo che ogni scelta avvenga in Parlamento”.

Il confronto in aula
Stamattina Enrico Letta si presenterà al Senato alle 9.30 per chiedere un voto di fiducia pieno per continuare a governare fino al 2015.
Il pomeriggio parlerà a Montecitorio. Intanto ieri il presidente del Consiglio ha respinto le dimissioni dei ministri del Popolo delle libertà. In mattinata il pranzo con Matteo Renzi, poi l’incontro con Vendola e una delegazione di Sel. Oltre alle lotte intestine nel Pdl la giornata ha registrato l’annuncio di voto di sfiducia di Fratelli d’Italia e dei grillini. Il tempo delle parole ormai è finito. Oggi si vota. Poi, comunque vada, si volta pagina.