Il Parlamento inchioda l’Egitto. Piena responsabilità su Regeni. Approvata la relazione della Commissione d’inchiesta. Un atto d’accusa agli apparati di sicurezza del Cairo

Approvata la relazione della Commissione d'inchiesta sulla morte di Giulio Regeni. Un atto d'accusa agli apparati di sicurezza del Cairo.

Il Parlamento inchioda l’Egitto. Piena responsabilità su Regeni. Approvata la relazione della Commissione d’inchiesta. Un atto d’accusa agli apparati di sicurezza del Cairo

Effettuate numerose audizioni ed esaminato un gran numero di documenti, la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni è giunta alle stesse conclusioni della Procura della Repubblica di Roma (leggi l’articolo): la responsabilità dell’accaduto è degli apparati di sicurezza della Repubblica araba d’Egitto. Tesi motivata nella relazione appena ultimata (qui il documento integrale) dall’organismo presieduto dal deputato Erasmo Palazzotto (nella foto), di Leu, e approvata ieri all’unanimità dal Parlamento. Un vero e proprio atto di accusa contro il regime di Abdel Fattah al-Sisi, con cui nonostante tutto l’Italia ha continuato a fare affari e contro cui viene chiesta una presa di posizione ferma al Governo.

IL RAPPORTO. Per il Parlamento del sequestro e dell’uccisione del giovane ricercatore friulano sono responsabili in particolare ufficiali della National Security Agency. “I responsabili dell’assassinio sono al Cairo, all’interno degli apparati di sicurezza e probabilmente anche all’interno delle istituzioni”, si legge nel rapporto. La relazione finale della Commissione conferma così l’impianto accusatorio della Procura di Roma, che ha sinora faticosamente cercato di arrivare a una verità su quanto avvenuto tra il gennaio e il febbraio del 2016 al Cairo. Un lavoro in cui è stato definito “decisivo il contributo della famiglia Regeni”.

A confermare tale tesi, per il Parlamento, anche il tentativo di fuggire dal processo messo in atto dai quattro 007 egiziani accusati dell’omicidio del ventenne friulano. La Commissione sostiene che “la mancata comunicazione da parte egiziana del domicilio degli imputati, nonostante gli sforzi diplomatici profusi al fine di conseguirla”, sembra “costituire una vera e propria ammissione di colpevolezza da parte di un regime che sembra aver considerato la cooperazione giudiziaria alla stregua di uno strumento dilatorio”.

Chiesto dunque anche al Governo italiano di fare passi decisivi in vista della nuova udienza davanti al giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Roma, fissata per il 10 gennaio prossimo, in cui lo stesso dovrà decidere quali misure intraprendere per fare in modo che i quattro della Nsa siano messi a conoscenza del procedimento a loro carico, dopo la decisione a ottobre della Corte d’Assise, che ha annullato il decreto di rinvio a giudizio. “Finora l’Italia ha legittimamente seguito la via della cooperazione giudiziaria volta ad individuare – specifica sempre la Commissione d’inchiesta – i singoli colpevoli della morte di Giulio ed è bene che vi insista nonostante il sempre più chiaro boicottaggio egiziano”.

Sul fronte politico viene sottolineato però che “è giunta l’ora di richiamare l’Egitto alle sue responsabilità, in quanto Stato, che sono molto evidenti”. Al Governo viene chiesto di “compiere un passo decisivo presso il governo egiziano perché sia rimosso l’ostacolo che vi si frappone”, definendo “intollerabile” che l’Egitto continui “impunemente a contravvenire alle più elementari concezioni del diritto”.

Nella relazione viene quindi affermato che “il progressivo arroccamento ostruzionistico” del Cairo “è ben esemplificato dalla diffusione “ad orologeria”, alla fine dello scorso mese di aprile, di un documentario che ricostruirebbe il soggiorno al Cairo del giovane ricercatore, assolvendo da ogni responsabilità le autorità egiziane e riproponendo velatamente le trite allusioni ad una possibile attività spionistica ascrivibile alla sua affiliazione all’Università di Cambridge”. “Non ci sono elementi per suffragare tale ipotesi”, assicurano i commissari.