Parola d’ordine trattare con l’Ue ma senza piegarsi. La Manovra non cambia. L’Esecutivo apre ad una possibile limatura dal 2,4 al 2,2% del rapporto deficit-Pil

Parola d’ordine, diaologo. Il Governo tiene il punto sulla Manovra ma lavora compatto per intavolare un confronto costruttivo con la Commissione Ue

Parola d’ordine, diaologo. Il Governo tiene il punto sulla Manovra ma lavora compatto per intavolare un confronto costruttivo con la Commissione Ue dopo la bocciatura, la settimana scorsa, della Legge di bilancio. L’obiettivo è tenere aperta la trattativa con le istituzioni europee, avviata e guidata dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, con il sostegno compatto di M5S e Lega. Il segnale, del resto, è già stato recapitato a Bruxelles. Con l’apertura del premier, sostenuto dai suoi due vice, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, ad una possibile limatura, dal 2,4 al 2,2%, del rapporto deficit-Pil, confermata da fonti di Palazzo Chigi. Una mano tesa alla Commissione che è, insieme, politica e strategica.

Togliere, da un lato, ogni alibi a Bruxelles, sfilando dalle mani di Jean Claude Juncker l’appiglio della mancata disponibilità del Governo per giustificare le sanzioni proposte nei confronti dell’Italia. E, dall’altro, evitare di arrivare all’appuntamento delle elezioni Europee con una procedura d’infrazione a carico che, proprio nell’imminenza del voto, potrebbe sfociare nell’effettiva irrogazione della multa per eccesso di debito. Di certo, la trattativa è solo agli inizi. Non a caso, la nota diffusa da Palazzo Chigi al termine del vertice di lunedì, parlava di “obiettivi confermati”. Un messaggio rivolto all’Ue per chiarire che, partendo dall’attuale 2,4%, “il punto di arrivo non può essere al 2%, ma al massimo al 2,3% o 2,2%”.

Un’apertura, quella del Governo, cui ha fatto seguito quella di Bruxelles. “Dobbiamo cercare con tutta la nostra forza soluzioni condivise alla questione del bilancio italiano. La mia porta rimane aperta e la mano resta tesa”, ha fatto sapere d’altra parte il commissario Ue agli Affari economici, Pierre Moscovici, dopo il segnale di disponibilità a rivedere i saldi partito da Roma. “Ho sempre preferito incitare che sanzionare”, ha aggiunto, pur precisando che, al momento attuale, quella dall’apertura di una una procedura di infrazione (leggi pezzo in basso a pagina 2) resta l’unica strada possibile se il Governo italiano non ridurrà il deficit previsto. Anche perché, ha tagliato corto Moscovici, il bilancio italiano è tra le “incertezze” che gravano sulla crescita europea, insieme con le tensioni commerciali dovute ai dazi e la trattativa sulla Brexit.

“Stiamo ancora nella fase interlocutoria. Con l’Unione europea si stanno facendo tutte le valutazioni: io parlo Di impegni politici non tecnici. Ci sono tutte le interlocuzioni in corso”, conferma Di Maio. Ponendo però paletti inamovibili lungo il perimetro della trattativa con l’Ue: reasta fermo a marzo 2019 il conto alla rovescia per l’entrata in vigore tanto di “quota 100” quanto per il reddito e le pensioni di cittadinanza. Ma il confronto è costante. Non solo con i vertici delle Istituzioni europee. Ieri di Maio e il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, hanno incontrato il ministro delle finanze e vice cancelliere tedesco, Olaf Scholz, in vista dell’Eruogruppo e dell’Ecofin di domani, per spiegare dettagliatamente contenuti e obiettivi della Manovra del Governo. è stato invece il vicepremier, Matteo Salvini, a ricordare un passaggio tanto scontato quanto cruciale. “Non so dirvi come sarà il testo in ultima lettura”, perché “ultima parola sulla Manovra spetta al Parlamento e non al Governo”. E di certo neppure a Bruxelles.