Che dio ce la mandi buona! I partiti in confusione totale bruciano nomi à gogo. Le rose continuano ad appassire. Uno dopo l’altro i quirinabili bocciati da veti incrociati, veleni e sospetti

Il primo voto a maggioranza assoluta sul Quirinale finisce con l’ennesima fumata nera. E oggi si rischia di fare la stessa fine.

Il primo voto a maggioranza assoluta sul Quirinale finisce con l’ennesima fumata nera (leggi l’articolo). Ma l’attuale capo dello Stato, Sergio Mattarella, sale ancora al quarto scrutinio: mercoledì era a 125 ieri ha toccato quota 166. Distaccato a 56 voti si colloca il magistrato Nino Di Matteo lanciato dagli ex grillini del Gruppo misto che si sono ricomposti in l’Alternativa. Ma emerge anche un altro dato rilevante: il centrodestra, scegliendo l’astensione, rende plastica la sua non autosufficienza: 441 voti (12 in meno dei 453 previsti). Per tutta la giornata di ieri sono proseguiti i contatti tra i leader. Sul tavolo e al telefono corrono i nomi dei papabili. Quando il tempo delle rose sembra definitivamente tramontato.

NOMI BRUCIATI. I moderati del centrodestra e i renziani punterebbero su Pier Ferdinando Casini, considerato che la pista Draghi viene ritenuta difficilmente percorribile, anche perché una parte consistente di Forza Italia – nonostante la telefonata tra il premier e Silvio Berlusconi e l’incontro tra Mario Draghi e Antonio Tajani – non ha alcuna intenzione di aprire. E c’è ancora chi non esclude che, qualora il leader leghista Matteo Salvini non riesca a sbloccare l’impasse, si possa andare su una maggioranza Ursula a sostegno dell’ex presidente della Camera.

Una prospettiva che però spaccherebbe il centrodestra, in quanto FdI non intende appoggiarlo e Salvini lo ha bocciato di buon mattino. Ma su Casini, in realtà, ci sono forti resistenze anche nel M5S. Il numero uno del partito di via Bellerio da una parte intende tenere unito il centrodestra dall’altra non vuole dividere il perimetro della maggioranza, mentre FdI lo invita con insistenza a tentare la prova di forza in Aula su un candidato dell’alleanza.

Il Pd di Enrico Letta continua a tenere in piedi la candidatura dell’attuale premier ma i vertici del M5S da giorni ripetono che non è quella la strada da seguire. Così come sostengono buona parte degli azzurri e una buona fetta della Lega. Scendono le quotazioni anche di Elisabetta Belloni, gradita a Giuseppe Conte del M5S e non disdegnata da Giorgia Meloni. Sulla numero uno del Dis ci sono le resistenze di una parte del gruppo parlamentare dem, di Forza Italia, dei centristi e di Italia viva. E l’ipotesi non sembra gradita neanche a Luigi Di Maio: “Elisabetta è un profilo alto, ci ho lavorato insieme alla Farnesina ma non bruciamo nomi e soprattutto non spacchiamo la maggioranza di governo”, avverte il ministro degli Esteri.

VERTICE SERALE. A poche ore dal vertice di centrodestra della sera circola nuovamente il nome di Franco Frattini ma riparte il fuoco di sbarramento del Pd: “Basta provocazioni”. Frattini era stato bocciato anche dai renziani con le stesse motivazioni dei dem: troppo filorusso. E ieri si sono aggiunti i pentastellati o meglio quelli che fanno capo alla corrente dimaiana. “Usare il presidente del Consiglio di Stato, una carica istituzionale così autorevole, per spaccare la maggioranza di governo è un segno evidente che non c’è la volontà di trovare una soluzione per il Colle.

Non possiamo spaccare la coalizione con il centrosinistra, salterebbe anche il governo”, dice Laura Castelli, viceministro M5S. Conte, che non disdegnava Frattini, invita a convergere su un presidente super partes e largamente condiviso. Freddi anche gli azzurri su Frattini. Il centrodestra, si dice, tiene in piedi l’ipotesi del professore Sabino Cassese su cui c’è il sì della Meloni ma il no, soprattutto, del M5S e di FI. Rimane la carta Giampiero Massolo, ambasciatore e presidente di Fincantieri, ed ex capo del Dis.

Alle 11 è prevista una nuova votazione (qui la diretta) e, nel caso in cui anche la quinta non dovesse portare all’elezione del Presidente della Repubblica, come chiesto da più parti, si potrebbe votare anche nel pomeriggio.