Il Partito democratico alle comiche finali. Le contromanovre sono due. Renzi presenta tutto quello che non ha fatto. Martina vara una sua finanziaria

Nello schema proposto dall'ex ministro dell'Economia Padoan il deficit scende per magia

I commenti più dissacranti e al tempo stesso sensati sono arrivati da Carlo Calenda e Andrea Orlando. Non proprio due oppositori del Pd, il che è indicativo. “Sono furibondo, ma vi sembra normale che Renzi presenta stasera (ieri sera, ndr) una contromanovra? Ma non l’ha presentata Martina? Quella di Renzi è diversa da quella che ha presentato Martina con Nannicini?”, ha detto il primo. “Siamo sicuri che due contromanovre siano meglio che una?”, ha ribattuto ironico il secondo.

Eppure, come nelle peggiori saghe, non c’è mai fine al grottesco che, purtroppo, sta ormai rovinosamente scivolando nel comico. Ricapitoliamo: dopo cinque anni durante i quali il Pd, al Governo, non è riuscito a concepire una Manovra che, dati alla mano, permettesse all’Italia una vera ripresa economica, quello stesso partito ha lanciato la strampalata idea di una Contromanovra per sbugiardare la Manovra ufficiale del Governo Conte. Ma, come nelle più belle favole del trash, invece che farne solo una in nome di un partito che dovrebbe rinnovarsi puntando innanzitutto sull’unità, ne ha presentate due: una ufficiale e l’altra ufficiosa.

Ma non è finita: trattenete ancora le risate. La Contromanovra ufficiale, infatti, è stata lanciata da Maurizio Martina, il segretario che non si ricandida e che pochi vedono e riconoscono come leader; quella ufficiosa invece è stata presentata da Pier Carlo Padoan e Matteo Renzi: ex ministro dell’Economia ed ex presidente del Consiglio di quello stesso partito che ne ha pubblicata un’altra. Ecco, ora si può ridere.

E cosa hanno presentato gli ex ministri e premier che solo ora si ricordano che potevano presentare una Manovra radicale? Esattamente tutto quello che non è stato fatto non in uno, ma in cinque anni. L’assurdo, insomma, continua. Martina, con al seguito il Pd, ha parlato di “taglio del costo del lavoro di un punto all’anno per quattro anni per tutti i contratti a tempo indeterminato” e, ancora, “assegno universale per i figli: 240 euro al mese per ogni figlio minore a carico”. Una sorta di Reddito di cittadinanza senza dirlo, che è peccato. E il duo Renzi-Padoan? Curioso come Renzi abbia esordito: “Non dobbiamo fare la manovra del Pd, qui ci sono un ministro dell’Economia e un premier che per anni hanno cercato di rassicurare i mercati”. Dimenticandosi, però, che uno non è più premier, l’altro non è più ministro.

Insomma, secondo i due, la Contromanovra sarebbe complementare alla prima. Pur proponendo cose differenti. Il punto di partenza è la riduzione del deficit al 2,1% nel 2019, all’1,8% nel 2020 e all’1,5% nel 2021. E questo sarebbe possibile tramite sei misure indicate dal duo: dal recupero dei tagli fatti ad Ecobonus e Iri fino all’abolizione dell’imposta di registro (per 4,9 miliardi) e alla cancellazione dell’Irap che da sola varrebbe 13,8 miliardi dal 2020 in poi. Resta la domanda, imperitura, cui nessuno alla Leopolda ha risposto: perché presentare queste misure ora dopo 5 anni di Governo?