Pd allo sbando. Assemblea col tintinnio di manette. Ma sulla data del Congresso è ancora caos

Oggi il Pd si riunirà in assemblea a Roma. A poche ore dal terremoto politico che si è abbattuto sul partito in Basilicata

Sarà una questione di tempo. Questo il punto fondamentale sul quale si giocherà la partita interna al Pd, che oggi si riunirà in assemblea a Roma. A poche ore dal terremoto politico che si è abbattuto sul partito in Basilicata, con il governatore Marcello Pittella agli arresti domiciliari, sarà il timing che porterà il partito a congresso, a determinarne gli equilibri futuri tra le correnti dem.

Posizioni distanti – Per Nicola Zingaretti e gli orlandiani che lo sostengono, la parola d’ordine è: “Prima lo si fa e meglio è”. L’attuale presidente della Regione Lazio, infatti, è al momento l’unico candidato ufficiale alla segreteria in campo. Davanti a sé, adesso, il leader regionale ha una strada spianata, con le altre forze in campo ancora ben lontane dall’aver trovato uno sfidante all’altezza. Un’assise convocata in tempi relativamente brevi, permetterebbero quindi a Zingaretti di conquistare la poltrona più alta del Largo del Nazareno, attraverso un blitzkrieg difficilmente resistibile dalle correnti avversarie. Per gli stessi motivi, si applica il ragionamento opposto sul fronte renziano. Dopo aver incassato l’ennesima indisponibilità di Graziano Delrio a correre per la segreteria, nel corso di una riunione convocata mercoledì sera, l’ordine perentorio è quello di mantenere le posizioni e guadagnare tempo, cercando di spostare il Congresso più in là possibile, sicuramente dopo le elezioni europee. O almeno questa è la visione per gran parte degli uomini che gravitano attorno all’universo dell’ex premier, mentre sarebbero su posizioni di compromesso Lorenzo Guerini e lo stesso Delrio, possibilisti nei confronti di soluzioni più rapide. Anche l’attuale reggente, Maurizio Martina, che stasera dovrebbe finalmente essere eletto dall’assemblea dem segretario a tutti gli effetti, è per allungare il brodo.

Area dem in campo – “E certo, lui più tempo governa più è contento – ragionano dal mondo renziano -. Tempi più lunghi gli permetterebbero di organizzarsi una segreteria ad hoc, ribaltare le forze in campo, consolidarsi e magari arrivare al congresso con una discreta forza per giocarsela con Zingaretti”. Due giorni fa si è riunita anche la corrente che fa capo all’ex ministro della Cultura Dario Franceschini. Due le notizie uscite dall’incontro. La prima: l’ex titolare del Mibact e i suoi chiederanno tempi e date certe per un Congresso che non si impantani troppo in formule riconducibili alle calende greche. La seconda: dopo 4 anni di buio, coincisi più o meno con la segreteria Renzi, Area dem, tornerà ad organizzare il suo consueto seminario estivo a Cortona.

Emiliano silente – Silente e, apparentemente in una fase di stallo, la corrente che fa capo a Michele Emiliano, alle prese con la sentenza della Corte Costituzionale che ha stabilito la legittimità del divieto imposto alle toghe di tesserarsi per un partito. L’impressione è che, a scanso di colpi di scena, come ad esempio il mancato raggiungimento del numero legale, la decisione che uscirà dall’assemblea convocata per oggi sarà un compromesso tra le parti. Un congresso in due fasi quindi, che partirà subito, probabilmente ad ottobre, con una lunga conferenza programmatica, ma che vedrà la parte finale, ovvero quella elettiva, soltanto molto più in là nel tempo.