Pd e Pdl, il futuro fa paura

di Gaetano Pedullà

Il Pd ha trovato il suo traghettatore. Per il leader si deve attendere. Il Pdl scende in piazza contro la giustizia politicizzata. E i giudici che fanno politica a colpi di sentenze se la ridono. Che giornata di passione, oggi, per i due grandi partiti in preda a una crisi di nervi. Cominciamo con Epifani. All’ex leader della Cgil stamattina il Partito democratico affiderà il compito di fermare un dissolvimento accelerato dal flop elettorale e dagli errori tattici di Bersani. Un sindacalista, come Marini, per la serie “errare humanum est, perseverare…”. Invece di guardare avanti, il partito richiama la vecchia guardia. Di rischiare sul futuro non se ne parla. Con colpa grave dei vecchi dirigenti scampati alla rottamazione di Renzi. E con colpa altrettanto grave di Renzi, diventato tutto a un tratto timido, tattico e attendista. Va beh, forse c’eravamo solo illusi.

Discorso e delusione analoga anche per il Pdl. Il partito che si stringe a Brescia attorno a Berlusconi non sa inventarsi niente di nuovo che tornare in piazza contro i magistrati. E’ già successo tante altre volte e non è servito a niente. Perché insistere? A Roma direbbero: “Questi so’ de coccio!”. Dunque anche qui lo sguardo resta girato indietro. E dire, che di altre strade possibili ce ne sono. Ad esempio, affidare alle associazioni più ragionevoli e moderate della magistratura il compito di formulare una riforma della giustizia accettabile da tutte le parti; politici e toghe. Oppure promuovere un congresso con politici e associazioni della magistratura, tutte le associazioni, anche quelle ritenute più ostili, per ricominciare a far dialogare due mondi diventati oggi distantissimi. Una sorta di riproposizione delle larghe intese, questa volta non dentro il Palazzo, ma tra due ordini dello Stato diventati incoscientemente nemici. E le piazze comunque, di sabato lasciamole alle famiglie. E’ meglio.