Pedemontana, paura diossina. Torna il fantasma di Seveso

di Alessandro Barcella

Sale l’allarme diossina in relazione alla Pedemontana Lombarda, opera infrastrutturale strategica per la Lombardia e per Expo 2015. A sollevare per primi la delicatissima questione comitati cittadini e Movimento 5 stelle, che hanno riportato alla memoria i tragici fatti di Seveso del 1976. E’ il consigliere grillino Gianmarco Corbetta ad intervenire nell’aula del Pirellone: “gli scavi dell’opera infrastrutturale in programma potrebbero riportare alla superficie quantità pericolose di diossina, mai davvero decomposta o dissolta nelle zone di ricaduta della nube tossica”.

La tragedia dell’Icmesa
E’ il 10 luglio 1976 quando la Brianza attorno a Seveso e comuni limitrofi viene contaminata da una nube tossica di diossina sprigionatasi a seguito dell’incidente agli impianti chimici della svizzera Icmesa, appartenente al gruppo farmaceutico Givaudan-La Roche. Attorno all’ora di pranzo un guasto al reattore A101 spande nell’aria la tipologia più pericolosa di diossina, composto organico di carbonio e ossigeno. Sono 1810 gli ettari di terreno contaminati , a cavallo tra Seveso, Meda, Cesano Maderno e Desio. Tutti paesi, questi, ora pienamente rientranti nel tracciato di Pedemontana. Terribili le piaghe che afflissero per anni quei luoghi, tra malattie della pelle, malformazioni neonatali e moria di piccoli animali domestici.Ora il nuovo allarme, dicevamo. Dopo l’intervento grillino il Pd spinge la Regione all’angolo, impegnandola ad una mozione in cui si chiedono più lumi e garanzie alla stessa Pedemontana.
“L’area colpita è stata suddivisa in tre zone (A, B, R) a contaminazione del suolo decrescente – spiega la mozione -. Negli anni successivi al disastro si susseguirono interventi di bonifica, limitatamente alla zona A, mentre nella B furono realizzati trattamenti di tipo agricolo al fine di diluire la diossina e favorire la fotodegradazione. Nel 2011 – prosegue il testo – è stato pubblicato uno studio che per la prima volta dimostra che l’esposizione a diossina nel passato è significativamente relazionata all’incidenza di ogni tipo di cancro”. Materia per preoccuparsi non manca dunque, da parte della stessa Pedemontana che nel 2008 aveva effettuato campionamenti ed analisi a supporto del progetto definitivo- Il risultato? Su 127 campioni ben 52 mostravano il superamento dei livelli di legge di cui 10 superamenti del limite industriale (10 volte più alto). Ne consegue, per chiara ammissione della stessa società costruttrice,”la necessità di una maggior attenzione nella movimentazione dei terreni in fasi di cantiere”. Nonostante i contrasti tra gli studiosi e l’assenza di una ricerca che abbia messo un definitivo punto fermo, resta forte la paura ora che le ruspe iniziano a scaldare i motori.

Un nodo strategico
Parliamo di un sistema viabilistico con uno sviluppo totale di circa 157 km, di cui 67 km di autostrada, 20 km di tangenziali e 70 km di viabilità locale. Un’opera approvata nel 2009 dal CIPE e che punta a “potenziare l’asse est-ovest lungo la direttrice del Corridoio 5 della rete TEN-T dell’Unione Europea e ad alleggerire l’attuale sistema tangenziale di Milano, spostando importanti quote di traffico sui nuovi assi infrastrutturali e riducendo le attuali situazioni di crisi della viabilità ordinaria”. Dal 2008 non risultano ulteriori rilievi di diossine da parte di Arpa e la stessa Regione Lombardia si dice non a conoscenza dei risultati e delle tematiche delle indagini da parte degli organi competenti. Da qui l’impegno diretto a “provvedere alle necessarie tutele di salute pubblica ed ambientale in caso di sbancamenti di aree inquinate da diossina non bonificate”. Basterà a tranquillizzare l’opinione pubblica e i residenti in una delle zone più inurbate del Nord di Milano? E allora forse l’unica speranza, in parte realizzabile, è che Pedemontana Lombarda veda la luce definitiva con ampio ritardo rispetto al calendario iniziale.