Che sarebbe stato uno dei temi più dibattuti in vista della Manovra 2022, era cosa nota. Che alla fine si sarebbe cercata una mediazione senza una soluzione di continuità, forse era più difficile da prevederlo. Alla fine le proposte arrivate dal governo nel corso della cabina di regia sono infatti destinate a provocare altri malumori anche sul tema già di per sé delicato del trattamento pensionistico.
Il presidente del Consiglio Draghi ha messo sul tavolo l’ultima mediazione: Quota 102 solo per un anno, il 2022, più un fondo per traghettare i lavoratori penalizzati dai nuovi requisiti. Scontentando la Lega che chiede, per superare Quota 100, misure molto più generose. Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, ha presentato l’idea di una riduzione dell’assegno alla seconda proposta di lavoro rifiutata. Scontentando il Movimento 5 Stelle che, con il ministro Stefano Patuanelli, ha dato un sì condizionato riservandosi di rivedere lo schema. Viene invece rinviato il nodo delle tasse: si deciderà nell’iter parlamentare a cosa destinare gli 8 miliardi a disposizione.
LA SOLUZIONE. Insomma, quel che pare è una continua mediazione su temi profondamente delicati. Sul tema pensionistico, soprattutto. Fonti di governo confermano che la Lega resta ferma sulla proposta di una “quota 41 fissa”: 41 anni di contributi abbinati ai 62 anni di età, col risultato di un quota 103 con criterio di contribuzione che resta sostanzialmente fisso. Questo per il 2022, perché per il 2023 l’impianto proposto dal Carroccio prevede lo schema 63+41, arrivando a quota 104. Proposte tuttavia che non avrebbero trovato, come detto, il placet di Draghi.
SCONTRO APERTO. Nel frattempo il fronte pensionistico è teatro di scontri anche con i sindacati dopo che qualche giorno fa il presidente del Consiglio ha di fatto abbandonati il tavolo. Non a caso il Pd solleva il tema del dialogo con le parti sociali “da proseguire, sia sulle pensioni che sul fisco”. Il premier Draghi raccoglie la sollecitazione e apre all’ipotesi di un tavolo da istituire il prossimo anno sulle pensioni e di una discussione possibile nelle prossime settimane sull’emendamento che declinerà – nel corso dell’esame parlamentare della legge di bilancio – il taglio delle tasse sul lavoro, a partire dal fondo di 8 miliardi stanziato in manovra. Che questo possa bastare o meno solo il tempo lo dirà.
“Non abbiamo notizie di incontri programmati. Noi restiamo fiduciosi che il governo, che ben conosce le nostre priorità e i contenuti delle nostre elaborazioni e rivendicazioni, torni sui propri passi, rifletta ragionevolmente e assicuri risposte condivise ai temi che abbiamo già presentato”, ha spiegato a riguardo il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, al termine dell’incontro a Palazzo Chigi con il premier Mario Draghi e i segretari generali di Ituc, Tuac, Ces, Cgil, Cisl, Uil in occasione di Labour 20 (L20), vertice promosso dalle organizzazioni sindacali dei Paesi del G20 incentrato sui temi del lavoro che non ha toccato di nuovo i temi della Manovra.
Ed è proprio in tale circostanza che il premier ha provato ad abbassare i toni ringraziando “i sindacati italiani, che hanno mostrato grande senso di responsabilità nell’aiutarci a disegnare regole chiare per riaprire”. E poi ha aggiunto: “Avete un ruolo molto importante da svolgere. La tutela dei più deboli, ovunque essi siano, ci unisce. E bisogna farlo pensando non solo ai lavoratori di oggi, ma anche a quelli di domani“. Un appello che ha tanto l’aspetto di un monito.