Pepper, le curve che fanno arte. La grande scultrice americana torna nella sua Roma. E l’Ara Pacis diventa un trionfo del contemporaneo

L’esperienza artistica è prima di tutto un’emozione. Nell’arte, maggiore è il contrasto e la contaminazione fra stili e più intenso sarà l’effetto suscitato dall’opera. Effetto che non manca mai confrontandosi con le opere monumentali di Beverly Pepper. Sculture che fino al 15 marzo prossimo saranno in mostra al Museo dell’Ara Pacis, ancora una volta palcoscenico di un’importante esposizione di scultura contemporanea. Nello spazio antistante all’altare si ergono quattro forme fra i 4 e i 5 metri di altezza realizzate in acciaio cor-ten dall’artista americana famosa in tutto il mondo per i suoi capolavori esposti in aree pubbliche come il Forte di Belvedere a Firenze, il Palais Royale a Parigi o Central Park e Park Avenue a New York. La mostra “Beverly Pepper”, promossa da Roma Capitale, dalla Sovrintendenza capitolina ai Beni culturali e Ambasciata Usa, con il contributo della Fondazione Roma Arte e Musei, nasce da un’idea dall’architetto Paolo Luccioni ed è stata curata dalla critica d’arte Roberta Semeraro. All’interno dell’Ara Pacis sono esposte altre 5 sculture in ferro, parte della serie Curvae in Curvae esposta alla Galleria Marlborough sia a New York sia a Londra.

UN LEGAME ANTICO
Beverly Pepper, classe 1922, torna così a Roma, città che l’ha accolta fin dai primi anni cinquanta come pittrice prima figurativa, poi astratta, legata al Gruppo Forma 1. L’interesse che muove l’artista è alla base di molti suoi interventi di scultura ambientale, soprattutto delle celebri amphisculpture. Per la Pepper l’arte non è appannaggio di pochi mecenati, delle istituzioni o delle industrie, ma è un’esperienza che riguarda il pubblico. E le sue forme non smettono mai di meravigliare.