Dopo oltre tre anni di brutale e insensata guerra, la pace in Ucraina sembra più vicina che mai. Decisive, come ha fatto sapere il presidente americano Donald Trump, saranno le prossime due settimane, quando “sapremo se Vladimir Putin è serio o meno nella volontà di arrivare prima a un cessate il fuoco, e poi alla pace con l’Ucraina”. Questo il messaggio del tycoon, che ha fatto il punto sulle imminenti trattative a Istanbul, in Turchia, dove, a partire dal 2 giugno, dovrebbero tenersi i colloqui di pace tra Mosca e Kiev.
A proporre luogo e data è stato il capo delegazione russo per i negoziati, Vladimir Medinsky, spiegando che in quell’occasione il Cremlino “consegnerà il memorandum con le richieste” all’Ucraina per chiudere il conflitto. Proprio il documento, atteso da oltre due settimane e continuamente rinviato, è finito al centro dell’ormai quotidiano scambio di accuse tra Mosca e Kiev.
L’amministrazione ucraina di Volodymyr Zelensky ha infatti subito risposto all’invito rendendosi disponibile, chiedendo però di poter avere il documento prima del summit, così da poterlo valutare. Una richiesta di buon senso che, tuttavia, ha fatto infuriare il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, secondo cui “tale richiesta non è costruttiva” e impuntarsi significherebbe “voler far naufragare i colloqui prima ancora che questi abbiano inizio”.
Per la Pace in Ucraina sarà decisivo l’incontro a Istanbul del 2 giugno. Ma Mosca e Kiev già litigano sulle modalità del negoziato
Pur di non dare ulteriori alibi alla Russia, l’amministrazione di Kiev ha fatto subito buon viso a cattivo gioco, annunciando che, in ogni caso, “invieremo la nostra delegazione”, precisando che questa sarà “di alto livello” e che avrà il potere di trattare – e, in caso, accettare o rifiutare – le condizioni per la fine delle ostilità. Malgrado questa apertura al dialogo da parte di Mosca, Zelensky resta scettico e, in un’intervista all’emittente tedesca RTL, ha ribadito di “non vedere la volontà di Putin di porre fine alla guerra” e che sarebbe opportuno che gli alleati occidentali aumentassero “la pressione su Mosca”, che a suo dire è “altamente insufficiente”.
A suo parere, con “gli Stati Uniti che sono coinvolti, ma non al 100%”, e “altri Stati, come la Cina o altri Stati del Sud del mondo, che si stanno tirando indietro”, “questo permette a Putin di allontanare il momento in cui la guerra deve finire”, tanto che, conclude Zelensky, “avremo una pace giusta, ma probabilmente solo dopo Putin”.