Per le donne l’uomo dev’essere di-vino. I dati della ricerca della Luiss: il maschio che non beve è poco interessante, se non addirittura noioso

Per le donne l'uomo dev'essere di-vino. I dati della ricerca della Luiss: il maschio che non beve è poco interessante, se non addirittura noioso

Scriveva Euripide: “E dove non è vino non è amore; né alcun altro diletto hanno i mortali”. E l’ultima ricerca, realizzata dall’universit Luiss di Roma sulla base di 1200 intervista a donne tra i 18  i 60 anni, dice proprio questo. Per il genere femminile, l’uomo che non beve vino è poco interessante (30%) se non addirittura noioso (25%). E un pasto senza vino viene percepito come una pausa di “rifornimento” veloce (34%), ma triste (28%) o “è una dieta” (28%). Insomma, meglio bere un calice con il partner (48%), con l’amante (28%) e con le amiche (17%).

La ricerca è stata anticipata nel corso di un incontro promosso dalla presidente dell’associazione “Donne del vino” Donatella Cinelli Colombini su “come parlare del vino alle donne on line”. Sul web, ha detto la Cinelli Colombini, “sono tante le wine blogger, e questa community molto attiva chiede un approccio al mondo di Bacco meno snob e paludato, piu’ aperto a nuove tendenze e contaminazioni con la moda, e sicuramente più vicino ai temi di sicurezza alimentare e proprietà salutistiche”. La maggioranza (63%) delle consumatrici intervistate dichiara interesse per vini con minore gradazione alcolica. E nel 66% dei casi le donne preferiscono vini autoctoni e di territorio, e vorrebbero, molto piu’ degli uomini, partecipare a corsi di approfondimento.

In etichetta sulla bottiglia di vino, secondo quanto emerso dal sondaggio della Luiss, le intervistate vorrebbero info normative, educative, turistiche, salutistiche e personalizzazioni. E il 40% delle enoappassionate che chiedono indicazioni salutistiche vorrebbero che fossero esplicitate “in chiaro” calorie, quantità consigliate, pericolosità, e proprietà nutrizionali.

“In un mercato del vino che segna qualche stanchezza la consumatrice-donna – ha osservato il ricercatore – quando compra il vino lo fa dopo una attenta analisi che coniuga la propria storia personale con le informazioni. In particolare le enoappassionate dichiarano di scegliere un vino, nell’ordine, per la narrazione evocata, i giudizi delle guide e i premi ricevuti da quell’etichetta, il territorio, il passaparola, l’etichetta. Il 12% delle intervistate – ha sottolineato ancora Micozzi – dichiara di conoscere i vini biodinamici e per berli nel fuori casa, in particolare al bar per un aperitivo, spenderebbe anche il 38% in più. Piace anche il vino biologico, al punto che per berne un bicchiere si è disposte a pagarlo il 28% in piu’. Compra una etichetta quando ne è convinta dunque in quanto è una consumatrice fortemente responsabile, che al contempo apprezza lo storytelling, le evocazioni conviviali mosse dal vino, sempre associato alla sfera della seduzione e del piacere”.