Per Letta

di Gaetano Pedullà

Oggi vedremo che succede in direzione del Pd, ma ormai è difficile che Renzi possa tornare indietro. Dai grandi giornali che gli hanno preparato il terreno, a metà Parlamento che non aspetta altro per scongiurare le elezioni e tornare a casa, l’onda del destino sembra portare fatalmente il segretario del Pd a Palazzo Chigi. Una staffetta, se sarà, inspiegabile se non in termini di gestione del potere. Mandare a casa Letta per governare nelle stesse condizioni impossibili con cui ha galleggiato il premier significa non poter fare quelle riforme che servono al Paese. Certo, Renzi saprà imprimere un’energia nuova, forse centrare anche qualche risultato, ma con la maggioranza esigua che si ritrova resterà appeso alle pressioni dei poteri finanziari, ai condizionamenti degli Alfano di turno e alle ritorsioni (che ci saranno, è ovvio) all’interno del suo stesso partito. Purtroppo nessuno si rottama da solo e dunque questo Parlamento ancora una volta ha evitato la strada maestra della legge elettorale e del ritorno alle urne: l’unica via possibile per dare al Paese un governo forte, capace di battere i pugni in Europa, di resistere alle lobby e di approvare riforme tanto radicali quanto impopolari e necessarie. Certo fa pensare che il nostro Presidente della Repubblica giudichi una sciocchezza solo pensare a nuove elezioni. Un’allergia al voto che ai nostri giorni non hanno più nemmeno le monarchie. Senza assumersi nessuna responsabilità per i disastri del passato, il Quirinale è dunque pronto a benedire il terzo premier spuntato senza investitura popolare (dopo Monti e Letta). A meno che oggi non arrivi il colpo di scena. Un sussulto di Renzi (ricordate quando diceva mai al governo senza passare dal voto degli italiani?) o un coniglio tirato fuori dal cilindro di Letta. Ipotesi questa per la verità molto remota a vedere la pochezza del patto (con chi?) “Impegno Italia” presentato ieri, a tempo irreparabilmente scaduto.