di Gaetano Pedullà
Come previsto, la Giunta per le immunità non ha fatto sconti a Berlusconi. Il tentativo dei suoi avvocati di prendere tempo, delegando alla Corte di giustizia europea la decisione sull’applicabilità della legge Severino, era una mossa disperata e comunque non è servita a niente. A guardare il conto in banca degli italiani o – peggio – quanto accaduto a Lampedusa, vien da dire che ci sono cose ben più gravi di cui occuparsi. In realtà, però, questa vicenda finale del Cavaliere in Parlamento ha un rilievo non secondario. In punta di diritto, dopo la condanna Berlusconi deve lasciare il seggio. Punto. Se però guardiamo alle cose di questo Paese con realismo e onestà intellettuale, un eventuale voto contrario del Senato alla decadenza potrebbe avere un effetto grandemente positivo sul futuro dell’Italia. Che lo si ammetta o meno, la seconda Repubblica è nata sulle ceneri di una rivoluzione giudiziaria che ha smantellato il vecchio sistema dei partiti e offerto alla Sinistra su un piatto d’argento il governo del Paese. Il blitz della giocosa macchina da guerra sventato proprio da Berlusconi ci ha lasciato per vent’anni in una sorta di continua guerra civile a bassa intensità, che adesso può giungere a una pacificazione generale. Oppure, trasformarsi nell’inizio di un nuovo capitolo di scontri durissimi tra destra e sinistra, tra politica e magistratura, tra lealisti e traditori. Ma si può andare avanti all’infinito così? Si può guardare al futuro senza indossare sempre gli occhiali del passato? Forse perciò sarebbe ora che la politica si assuma le sue responsabilità, con gesti concreti, per pacificare veramente un Paese che non ne può più di restare diviso in Guelfi e Ghibellini, in fascisti e antifascisti, in democristiani e comunisti, in berlusconiani e antiberlusconiani. Forse lasciare Berlusconi al Senato per non farne un martire della politica è davvero il gesto forte che serve per lasciarci alle spalle un’era.