Per Renzi il referendum è l’unica cosa che conta. Ma la sintesi nel Pd è lontana: volano gli stracci tra Boschi e Cuperlo. Il ministro: “Chi vota No è come Casapound”

La direzione dem è l'occasione buona per Matteo Renzi per rilanciare l'unico vero obiettivo che ha in testa: il referendum costituzionale di ottobre

La direzione del Partito democratico è l’occasione buona per il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, per rilanciare l’unico vero obiettivo che ha in testa: il referendum costituzionale di ottobre. E la mobilitazione (in realtà già partita) avrà tre fasi operative nel cronoprogramma stilato dal premier: dal 20 maggio al 15 luglio verranno presentate le firme per il referendum. Da luglio a settembre l’obiettivo sarà tenere alta l’attenzione sul referendum. Per chiudere con la fase congressuale del Pd subito dopo il referendum. Insomma Renzi indica ai suoi cinque mesi di mobilitazione straordinaria per portare a casa un risultato, il sì al referendum, su cui ha messo la faccia. Anche perché in caso di bocciatura dovrebbe andare a casa.

AMMINISTRATIVE, NO COMMENT – Sullo scontro politica-magistratura il premier preferisce tenere bassi i toni: “Non entriamo nelle polemiche con i magistrati, auguro loro buon lavoro”. E sulle amministrative, su cui si pensava ci fosse una presa di posizione forte, Renzi ha preferito ancora una volta mantenersi a distanza dalle realtà locali: “Non abbiamo nessun motivo per continuare una sfibrante discussione interna quando altri nostri compagni sono impegnati in prima fila della campagna delle amministrative. Non chiedo una moratoria delle polemiche. Ma si deve fare uno sforzo per non vergognarsi di ciò che abbiamo fatto in questi anni e di ciò che dobbiamo fare sul territorio. Non voglio sottacere i tanti problemi sul territorio: sono meno di quelli che i media raccontano, più di quelli che dovrebbero esserci”. Una strategia chiara, quindi, per tenersi a distanza da eventuali sconfitte sul territorio che potrebbero anche palesarsi visti gli ultimi sondaggi.

CUPERLO VS. BOSCHI –  Scontro furibondo tra il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, e l’ex segretario del Pd, Gianni Cuperlo. La minoranza dem chiede uno stop “al bullismo contro i costituzionalisti” sostenitori del No. E nel corso della direzione non si è fatto attendere l’attacco della Boschi alla minoranza proprio sulla riforma costituzionale: “Ho sentito equiparare chi vota sì alle riforme costituzionali a Verdini, io in un incontro pubblico mi sono limitata a dire che chi vota no vota come Casapound, mi sono limitata a un dato oggettivo”. La risposta di Cuperlo non si è fatta attendere: “Vedo le ragioni che spingono a non trasformare questo tentativo di riforma costituzionale in un ennesimo fallimento ma penso che le motivazioni che si usano e si useranno per sostenere la riforma dovranno essere all’altezza e alla portata di questo tema e non potranno ridursi a una riflessione troppo facile sui costi della politica o sul numero dei politici. Sarebbe un errore”. Poi ha proseguito: “Occorre oggi mettere davanti a noi l’esito delle urne e poi il ballottaggio, ma non trovo sempre la stessa mobilitazione in un gruppo dirigente che a volte sembra catturato da altro. Ho atteso come un atto dovuto la smentita di una ministra che parlando della costituzione avrebbe posto quella sinistra pronta a dire no sullo stesso piano di Casa Pound. Chiedo allora che senso ha spingere, in questa sede e in questo momento, la polemica. Non si costruiscano alibi per il dopo”. Ma la richiesta di scuse alla minoranza non è arrivata con la Boschi che ha ribadito la sua posizione.