Sicurezza stradale, il piano del Governo è un flop. Sono 50 i progetti finanziati e non avviati a distanza di 12 anni

Un monte complessivo di 554 milioni di euro, spalmati su ben cinque programmi pluriennali. Tutto questo con un solo obiettivo: limitare il più possibile gli incidenti su strada, aumentando la sicurezza, la sensibilizzazione, la qualità delle strade, locali e nazionali. Questo prevede il cosiddetto “Piano Nazionale per la Sicurezza Stradale”. Ce lo chiede l’Europa d’altronde con un obiettivo da raggiungere: dimezzare il numero delle vittime per incidente stradale entro il 2020. Peccato, però, che in Italia troppo spesso la mala amministrazione sia complice di uno stallo prolungato che blocca ogni possibile iniziativa. E così l’imponente piano governativo si trova oggi ad essere pesantemente bocciato sotto ogni punto di vista dalla Corte dei Conti. Tempi di realizzazione troppo lunghi, monitoraggio inefficace, soldi mal spesi dalla Direzione generale per la sicurezza stradale del dicastero diretto da Maurizio Lupi.

BOCCIATURA TOTALE
Per capire meglio di cosa stiamo parlando bisogna partire dal 2002. È allora che il governo impegna 193 milioni di euro circa per il primo dei cinque programmi del piano di sicurezza stradale. Al primo ne sarebbero dovuti seguire altri quattro nei successivi anni. Già, sarebbero. Infatti, come sottolineano i magistrati, “la tempistica per l’adozione degli strumenti di programmazione non è adeguata alle esigenze di celerità insite nella natura stessa degli interventi”. Inoltre “i singoli programmi di attuazione” del Piano nazionale per la sicurezza stradale “non hanno avuto cadenza annuale”. Anzi, tra il secondo e il terzo “sono passati ben quattro anni” e “il quarto e il quinto sono stati approvati contestualmente”. Ma non basta. Perché il numero degli interventi ultimati “risulta piuttosto contenuto rispetto a quello dei progetti ammessi a finanziamento, con una percentuale elevata di interventi mai avviati”. Cosa che dimostra le “criticità insite nel sistema in termini di farraginosità dei meccanismi di erogazione”.

I PROGETTI NON PARTONO
Prendiamo il primo programma, partito come detto nel 2002. “Gli interventi finanziati sulla base di quanto riportato dall’Amministrazione in sede istruttoria sono stati in totale 516”, si legge nella relazione. Di questi, però, ne sono stati conclusi solo 307, 159 sono ancora in corso e 50, invece, non sono mai stati avviati. A distanza di 12 anni. Non va meglio negli anni seguenti. Per quanto riguarda il secondo programma (2003), infatti, sono stati approvati 632 investimenti, ma conclusi solo 230, mentre 280 sono ancora in corso e 122 non hanno mai visto la luce. E più si va avanti e più si peggiora. Per dire: il IV e il V programma di attuazione hanno definito una ripartizione regionale delle risorse finanziarie disponibili, ed ammontanti a 53 milioni di euro per il primo e 31,35 milioni di euro per il secondo, alla quale però “deve segnalarsi che non hanno fatto seguito erogazioni”.

SFATICATI AL MINISTERO
Ma non finisce qui. Perché, nonostante la legge lo prevedesse, il ministero non ha mai provveduto concretamente a monitorare un bel niente. Era previsto, ad esempio, un Osservatorio sulla sicurezza, che non è mai stato costituito. Sarebbe dovuto nascere anche un Comitato per l’indirizzo ed il coordinamento delle attività connesse alla sicurezza stradale. Ma, purtroppo, “non è stato possibile provvedere alla sua costituzione in assenza delle designazioni dei rappresentanti delle amministrazioni interessate”. Una carenza incredibile che “la stessa amministrazione ammette”, dato che alla fine ha deciso di affidare il monitoraggio a un raggruppamento di imprese formato da IT Ingegneria dei trasporti, Deloitte Consulting e Sintagma, che hanno sottoscritto con il ministero un contratto di durata triennale. Peccato che, sottolinea la Corte, nell’oggetto del contratto siano ricomprese una serie di attività che sembrano esulare dal monitoraggio e si spingono fino all’attività istituzionale della Direzione che invece dovrebbe restare nelle mani del pubblico. Che pure paghiamo. Come dire: cornuti e mazziati.

 

Tw: CarmineGazzanni