Piantedosi celebra i suoi successi. Un giovane egiziano espulso

Il ministro dell'Interno Piantedosi difende l'accordo con Tunisi che non c'è. Mentre aumentano le partenze dalla Libia che foraggiamo.

Piantedosi celebra i suoi successi. Un giovane egiziano espulso

Un’esemplare giornata di propaganda. Ieri con il decreto Migranti in discussione alla Camera l’ordine impartito dall’alto deve essere stato chiaro: signori oggi si torna a parlare di immigrazione. Così il tema magicamente scomparso dalle cronache politiche e dai dibattiti giornalistici in un uggioso lunedì di fine novembre torna alla ribalta. Il retrogusto, manco a dirlo, è quello di una vittoria da celebrare, un nuovo invidiabile successo del governo Meloni e quella solita tiritera replicabile per qualsiasi argomento.

Giornata di ordinaria propaganda del governo. Che esalta la frenata invernale degli sbarchi già triplicati

In realtà non è successo nulla di nuovo: gli sbarchi sono diminuiti come diminuiscono ogni volta in questo periodo dell’anno per il peggioramento delle condizioni atmosferiche, il memorandum stanco con il presidente tunisino Saied non ha ricevuto nuovi impulsi, il Piano Mattei di Giorgia Meloni è una letterina dei desideri sotto l’albero di cui si parlerà nel 2024 e l’Albania in subaffitto come bidone dell’umido è sotto la lente dei regolamenti e delle leggi internazionali. Per questo l’antropologia della vittoria cantata in un giorno qualsiasi è un viaggio affascinante che vale la pena ripercorrere. A suonare l’adunata di prima mattina è ovviamente il ministro all’Interno Matteo Piantedosi.

“L’analisi dei flussi migratori che giungono sulle nostre coste dalla sponda Sud del Mediterraneo fa emergere un dato significativo: – dice il ministro nel suo intervento alla Conferenza dell’Alleanza globale contro il traffico di migranti a Bruxelles – i trafficanti hanno dato prova di saper adattarsi rapidamente al contesto, spostandosi in luoghi di partenza meno presidiati dalle Autorità. Nelle ultime settimane abbiamo registrato un calo degli sbarchi provenienti dalla Tunisia, compensato tuttavia da un incremento delle partenze dalla Libia”. Applausi fragorosi.

Nella capitale belga si sono riuniti 450 delegati, provenienti da circa 60 nazioni, con l’idea di costituire “un’alleanza internazionale contro il traffico di esseri umani”, qualsiasi cosa voglia dire. Poco prima del ministro italiano la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel suo discorso di apertura ha aggiunto un ulteriore tassello verso destra nel tentativo di rimanere in sella alle prossime elezioni europee: “Oggi ci ritroviamo a Bruxelles da continenti e contesti diversi. – ha detto la presidente -. Ma sia che rappresentiamo Paesi di origine, di transito o di destinazione dei migranti, condividiamo tutti lo stesso desiderio. Siamo qui per combattere questo business criminale e fermare questa indicibile sofferenza. Siamo qui per costruire un’alleanza globale contro il traffico di esseri umani”.

Il ministro dell’Interno Piantedosi difende l’accordo con Tunisi che non c’è. Mentre aumentano le partenze dalla Libia che foraggiamo

È chiaro, lo spot funziona. Il problema di fondo però resta sempre lo stesso: i “trafficanti” nella retorica destrorsa (e purtroppo sempre di più anche in quella di von der Leyen) sono un’entità astratta che pochi hanno voglia di approfondire. C’è da capirli, basterebbe studiare le relazioni delle organizzazioni umanitarie (anche della stessa Ue) per scoprire che sono gli stessi referenti a cui si appalta il lavoro sporco. Il ministro Piantedosi che esulta per la riduzione di sbarchi dalla Tunisia e che si lamenta degli arrivi della Libia ne è un paradigma: stringere accordi con chi usa le partenze come rubinetto per aumentare la pressione per chiedere ancora più soldi significa avviarsi al patibolo con le proprie gambe.

Ci sarebbe anche il non trascurabile tema del rispetto dei diritti umani (su cui Libia, Tunisia e Albania non sono proprio fortissimi) ma evitare le violenze è un obiettivo largamente secondario. “Il miglior modo per evitare morti è impedire viaggi pericolosi”, ha detto ieri von der Leyen in versione sempre più sovranista. Anche lei – come tutti i sovranisti – si è scordata di spiegare come sia possibile viaggiare non pericolosamente verso l’Europa. Nella foga contro “i trafficanti” il ministro Piantedosi lancia l’asso: “Ho espulso un giovane egiziano, presente sul nostro territorio dal 2016”, scrive sui suoi social come uno sceriffo di provincia. Un ministro che esulta per l’espulsione di una singola persona è il termometro dello spessore della discussione.

Ci si sarebbe aspettati anche un parola del ministro sulla condanna che la Corte europea dei diritti umani ha inflitto all’Italia per la detenzione illegale di “diversi minori stranieri non accompagnati” nell’hotspot di Taranto (art. 5, parr. 1, 2 e 4 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo), per avere utilizzato trattamenti inumani e degradanti nel predisporre le loro misure di accoglienza (art. 3 della Convenzione), per non avere nominato un tutore né avere fornito loro alcuna informazione sulla possibilità di contrastare in giudizio tale condizione (art. 13 della Convenzione, in relazione all’art. 3). Nulla. Si tratta, come ricorda l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, dell’ennesima sentenza contro l’Italia relativa alla gestione del fenomeno migratorio e, in particolare, dei cittadini stranieri minorenni ma la notizia scompare sotto i fasti della festa.

Al governo si festeggia, anche se non si capisce bene il perché. Il Sottosegretario di Stato alla Giustizia Andrea Delmastro delle Vedove (Fratelli d’Italia) dimentica i suoi guai giudiziari per un giorno, festeggia la promessa della Commissione europea di inasprire le pene contro i trafficanti (che non sono quelli che Delmastro crede che siano) e si scaglia contro “la sinistra italiana ormai isolata nel suo talebanesimo immigrazionista”. Il co-presidente del gruppo ECR al Parlamento Ue, Nicola Procaccini, sempre di Fratelli d’Italia, si spinge addirittura a dire che “la diminuzione degli sbarchi premia l’approccio di Giorgia Meloni”.

Dalle parti dei partiti di governo funziona così: quando gli sbarchi aumentano non se ne parla, quando diminuiscono (anche se per le sfavorevoli condizioni climatiche) allora si sventolano. Si arriva a sera. Il ministro Piantedosi esausto nel suo ruolo di “entusiasta del giorno” ci dice che l’Albania come colonia italiana per i richiedenti asilo sarà “un modello pilota”. Forse questa è troppo anche per lui. Finalmente è notte, si può finire con la propaganda di arte varia.