Piantedosi difende la polizia dopo le manganellate di Pisa: “No a processi sommari alle forze dell’ordine”

Il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, difende la polizia dopo le manganellate di Pisa chiedendo di evitare "processi sommari".

Piantedosi difende la polizia dopo le manganellate di Pisa: “No a processi sommari alle forze dell’ordine”

Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, difende le forze dell’ordine e la polizia dopo i fatti di Pisa e Firenze, con le manganellate sugli studenti. Il titolare del Viminale, durante la sua informativa alla Camera, sottolinea “il diritto degli appartenenti alle forze di polizia di non subire processi sommari: sono lavoratori che meritano il massimo rispetto”.

Per Piantedosi “la gestione dell’ordine pubblico è un impegno quotidiano, delicato e non privo di rischi, svolto con la massima dedizione dalle donne e dagli uomini in divisa”. Per questo il ministro respinge “fermamente ogni tentativo di coinvolgere, nelle polemiche politiche, il lavoro delle forze di polizia, presidio delle istituzioni democratiche a cui è rimesso il compito di garantire a tutti, in modo imparziale, l’esercizio del diritto di riunione e di manifestazione”. 

L’informativa di Piantedosi alla Camera sulla polizia e sui fatti di Pisa

Piantedosi ammette che la visione degli scontri di Pisa “ha turbato anche me: siamo aperti a ogni analisi e autocritica allorquando, anche una sola manifestazione o un solo momento di una singola manifestazione, tra le migliaia che si svolgono ogni anno, impone un approfondimento. Tutti auspichiamo che le manifestazioni pubbliche si svolgano pacificamente e senza incidenti e quando si giunge al contatto fisico con ragazzi minorenni è comunque una sconfitta ed è ancor più necessario svolgere ogni verifica con puntualità, obiettività e trasparenza”.

L’invito di Piantedosi, però, è quello di evitare “processi sommari alle forze dell’ordine”. Da qui le accuse per quanto successo a Pisa, in una manifestazione “in totale violazione di legge, non era stato presentato alcun preavviso alla questura”. Il ministro continua, parlando delle manifestazioni avvenute in Italia dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre e la conseguente reazione di Israele con i bombardamenti su Gaza.

In questo periodo si è sviluppata “un’ampia e variegata mobilitazione filopalestinese, in molti casi promossa da sodalizi riconducibili all’area antagonista o in cui è stata rilevata una consistente partecipazione di attivisti di tale estrazione. In questo ambito, è stato, inoltre, riscontrato un crescente fermento tra le componenti studentesche di area antagonista. Un clima di crescente aggressività nei confronti delle forze dell’ordine, sia allo scopo di essere attrattiva che di provocare reazioni da parte di chi gestisce l’ordine pubblico, al fine di aumentare il livello di contrapposizione fra la ‘piazza’ e le istituzioni”. 

Da Piantedosi arriva però un “sentito ringraziamento” anche nei confronti del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, “per la solidarietà espressa agli agenti della polizia” che sono stati aggrediti a Torino. Una linea ben diversa da quella della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ha invece attaccato implicitamente il capo dello Stato. Che Piantedosi ringrazia anche “per aver ribadito la piena fiducia e vicinanza” alla polizia. 

Il ministro dell’Interno dice di condividere “pienamente le parole pronunciate dal presidente Mattarella all’indomani degli scontri di Pisa, come il capo dello Stato sono convinto anche io che l’autorevolezza delle forze di polizia non si nutre dell’uso della forza”. 

La difesa della polizia sugli scontri di Pisa

Eppure Piantedosi difende l’operato della polizia alla manifestazione di Pisa, quando “per garantire l’incolumità degli operatori di polizia, compressi contro l’automezzo collocato alle loro spalle, veniva effettuata una carica di alleggerimento, consentendo al personale di avanzare di qualche metro e di allentare così la pressione dei manifestanti”.

Secondo la ricostruzione del ministro dell’Interno, prima gli agenti avevano solo tenuto la posizione “utilizzando i soli scudi, nonostante i manifestanti continuassero a mettere in atto una pressione con spinte, calci, insulti, sputi e tentativi di sottrarre gli scudi”.