Pietra tombale sul salario minimo: la Camera affossa definitivamente i 9 euro l’ora

La Camera ha approvato la delega al governo sulle retribuzioni eque che cancella, di fatto, la proposta delle opposizioni sul salario minimo.

Pietra tombale sul salario minimo: la Camera affossa definitivamente i 9 euro l’ora

Finisce qui. La speranza di introdurre il salario minimo in Italia viene accantonata definitivamente. L’Aula della Camera ha infatti approvato la proposta di legge sul salario minimo. Proposta che, però, è stata di fatto cancellata e riscritta dalla maggioranza, eliminando ogni riferimento alla soglia minima oraria  di 9 euro e trasformando il testo in una delega al governo che poco ha a che vedere con il salario minimo.

A Montecitorio il via libera è arrivato con 153 voti a favore e 118 contrari, tre invece gli astenuti. Durante la votazione l’opposizione ha urlato in Aula “vergogna, vergogna”, esponendo anche dei cartelli. Ora il testo va al Senato. Ricordiamo che la proposta di legge era stata presentata dalle opposizioni unite, con l’unica eccezione di Italia Viva: si prevedeva un salario minimo orario di 9 euro lordi. La maggioranza ha però presentato un emendamento che cancella completamente quella proposta, limitandosi a delegare il governo a legiferare in tema di retribuzioni eque.

Salario minimo, bagarre in Aula prima del voto

Prima dell’approvazione non sono mancati momenti di bagarre in Aula, con tanto di sospensione della seduta dopo che i deputati di opposizione hanno esposto cartelli con la scritta “salario minimo negato” e hanno urlato “vergogna”. Il caos è scoppiato dopo le dichiarazioni di voto del deputato di Fratelli d’Italia e presidente della commissione Lavoro, Walter Rizzetto. 

Per Rizzetto il Parlamento “è stato ampiamente coinvolto” ed è “nella piena funzione di poter dare suggerimenti, indicazioni vincolanti, rispetto la scrittura della delega nei prossimi 6 mesi”. Per Rizzetto, il “vero leader dell’opposizione si chiama Landini che è lo stesso che qualche anno fa gridava allo scandalo rispetto all’idea del salario minimo”.

Le opposizioni: non in mio nome

In Aula era intervenuta, per le dichiarazioni di voto finale, anche la segretaria del Pd, Elly Schlein: “Il governo Meloni deve spiegarci cosa ha contro i poveri. Perché vi accanite contro di loro?. Voterete questa delega che ingannerà milioni di lavoratori e lavoratrici sfruttati, avete scelto l’insulto al Parlamento e avrete la rabbia di milioni di italiani. Voi, oggi, avete perso perché la nostra lotta sarà più forte della vostra arroganza”.

Non in mio nome, è il grido di Schlein così come di tutto il resto dell’opposizione, che ha deciso di ritirare le firme dal provvedimento ormai snaturato. Per Valentina Barzotti, deputata del Movimento 5 Stelle, “la delega al governo schiaccia senza pudore con arroganza l’opposizione, per non darci il merito di aver interpretato un sentire comune”. Nicola Fratoianni, leader di Sinistra italiana, accusa il governo di aver “voltato le spalle al Paese reale”: “Noi, oggi, di fronte a questa scelta voltiamo le spalle a voi”, ha annunciato mentre i deputati del gruppo si voltavano dall’altra parte dell’Aula.