Lo spettro dei dazi fa paura e le ricadute sull’economia globale e italiana rischiano di essere pesanti. Al punto che S&P taglia le stime dell’Italia per quest’anno allo 0,5%. Una doccia fredda per Giorgia Meloni e il suo ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che appena una ventina di giorni fa avevano festeggiato il giudizio dato sul nostro Paese dagli stessi analisti.
Doccia fredda per il duo Meloni-Giorgetti
“La tanto osannata Standard & Poor’s, il nuovo faro economico del Governo Meloni, sforna l’ennesima previsione di una crescita agonizzante del Pil nel 2025, con l’Italia accreditata di un misero +0,5% che la sbatte dietro Eurozona (+0,8%), Francia (+0,7%), Spagna (+2,4%) e Regno Unito (+0,9%), solo per limitarsi ai principali Paesi. Resta, come sempre negli ultimi anni, la consolazione di una Germania che ‘tira’ di meno e che per questo produce un danno molto grave proprio all’Italia. Quindi altro che consolazione, soprattutto se consideriamo che con lo spazio fiscale che ha, e la folle battaglia italiana per lo scorporo delle spese militari dal Patto, la Germania sta per mettere in campo centinaia di miliardi di investimenti, non solo militari, che risolleveranno la sua economia”, dichiarano i parlamentari M5S delle Commissioni bilancio e finanze di Camera e Senato.
“Ovviamente Meloni e Giorgetti, come gli ultimi giapponesi nella giungla, continuano a raccontare una realtà che non c’è, condensata nella delirante frase ‘facciamo meglio degli altri’. Questi dati sono peraltro una pessima notizia per il debito pubblico, che calcolandosi in rapporto al Pil è destinato a crescere ulteriormente, dopo essere calato di 20 punti da fine 2020 a fine 2023 grazie alle politiche di investimento e sostegno all’economia varate dal Governo Conte II”.
“Ai giapponesi nostrani nella giungla, semmai volessero un giorno provare a vedere cosa accade nel mondo circostante, facciamo presente – continuano i pentastellati – che quando un Governo adotta la più micidiale politica economica austera, come fatto dall’Esecutivo Meloni e Giorgetti, agitando il vessillo dell’avanzo primario a tappe forzate, della moderazione salariale e del conseguente lavoro povero, delle privatizzazioni per svendere asset di Stato a qualche fondo a cui accreditarsi, le agenzie di rating come S&P di sicuro ti danno un bacio in fronte. Poi però ti fanno notare che l’economia è ferma”.
Forbici degli analisti sulle stime dell’economia globale e dell’Italia
S&P rivede dunque al ribasso le stime di crescita del Pil mondiale per effetto dei dazi e delle turbolenze che stanno provocando. Si tratta di “uno shock al sistema, con impatti concentrati sulla fiducia e sulla formazione dei prezzi” e da cui l’economia reale “sarà sicuramente influenzata” anche se “resta da capire in quale misura”.
La crescita mondiale viene tagliata per il 2025 dello 0,3%, al 2,7%, per il 2026 dello 0,4%, al 2,6%, e per il 2027 dello 0,1% al 3,3%. Tagliato dello 0,5%, all’1,5%, il pil Usa nel 2025, dello 0,1%, allo 0,8%, quello dell’Eurozona, dello 0,1%, allo 0,5%, quello dell’Italia. Che crescerà dello 0,8% nel 2026 (-0,2%) e dello 0,9% nel 2027 (-0,1%).
“Le prospettive economiche sono offuscate da eccezionale incertezza” che “comporta notevoli rischi al ribasso”, afferma la Bce. Gli esportatori dell’area euro si trovano ad affrontare nuove barriere agli scambi, la cui portata resta tuttavia poco chiara. Le turbative nel commercio, le tensioni nei mercati e l’incertezza geopolitica gravano sugli investimenti delle imprese. Anche i consumatori, divenendo più cauti riguardo al futuro, potrebbero contenere la spesa, scrive la Bce. “Molto incerte” anche le prospettive dell’inflazione, che dai dazi potrebbe avere spinte sia al rialzo che al ribasso.
E per capire quanto ci potrebbero far male i dazi Usa dell’amico di Meloni, Donald Trump, verso il quale la premier dice di non essere subalterna ma leale, a marzo le esportazioni verso gli Stati Uniti hanno registrato una forte crescita tendenziale (+41,2%).