Più soldi ai parlamentari. Zingaretti e mezzo Pd devono scaricare Zanda. Con la proposta del tesoriere lievitano i costi per i collaboratori di deputati e senatori

Il ddl del tesoriere del Pd punta ad adeguare gli stipendi dei parlamentari a quelli degli eurodeputati

Il primo a muoversi è il renziano Dario Parrini. “E’ nota la mia stima per il presidente Zanda ma non condivido la sua proposta sul trattamento economico dei parlamentari – scrive su Facebook -. Se e quando dovessimo discuterne negli organismi del Pd, spiegherò, anche come capogruppo in commissione Affari Costituzionali del Senato, come mai penso che non possa diventare la posizione del mio partito”.

Poi tocca al segretario del Pd in persona, Nicola Zingaretti, prendere le distanze da Luigi Zanda. L’uomo designato dallo stesso segretario tesoriere del Partito democratico, già capogruppo dem a Palazzo Madama, firmatario del ddl per adeguare gli stipendi dei parlamentari a quelli degli eurodeputati e finito al centro delle polemiche. “Abbiamo già chiarito e confermo: non c’è nessuna proposta del Pd per un aumento degli stipendi dei parlamentari – chiarisce su Twitter -. C’è una proposta di legge presentata da Luigi Zanda, che ha tutta la mia stima, prima della nomina a tesoriere e addirittura prima delle primarie. No ai polveroni”.

Posizione che lo stesso Zingaretti precisa a stretto giro: “Io non ho sconfessato Zanda, ho solo chiarito una tempesta in un bicchier d’acqua. E’ stata costruita una fake news. C’è una proposta di legge depositata da un senatore straordinario e fortissimo, prima delle primarie e prima di fare il tesoriere del Pd, che non è la proposta del Partito democratico. Il resto è tutto inventato”. Concetto ribadito anche da Miccoli e dalla Morani. Ma cosa prevede il ddl Zanda? Ce ne siamo occupati ieri su La Notizia, spiegandone, numeri alla mano, gli effetti.

Sommando le varie voci (esclusi i rimborsi viaggio), oggi un deputato italiano guadagna 17.628 euro lordi al mese: 10.435 di indennità (lo stipendio), 3.503 di diaria (spese di soggiorno nella capitale) e 3.690 per le spese esercizio del mandato (metà da rendicontare). Un senatore arriva a 19.715 euro lordi al mese: 10.385 di indennità, 3.500 di diaria, 4.180 per le spese esercizio del mandato (metà da rendicontare) e 1.650 (forfait) per le spese generali.

Con il ddl Zanda, adeguando gli importi a quelli degli eurodeputati, l’indennità scenderebbe a 8.757 euro lordi al mese, la diaria (“determinata sulla base di 15 giorni di presenza per ogni mese”) salirebbe a 4.800 (320 euro al giorno per 15), i rimborsi per le spese generali per l’esercizio del mandato arriverebbero a 4.513 euro. Totale mensile lordo: 18.070 euro, sempre escludendo i rimborsi viaggio. Appena più degli emolumenti di un deputato e un po’ meno di quelli spettanti a un senatore. Ma diminuisce la componente tassata (l’indennità: 8.757 euro al mese contro gli oltre 10mila) e aumentano (per i deputati) quelle esentasse (diaria e rimborsi). Non solo.

L’intero ammontare dei rimborsi per l’esercizio del mandato sarebbe intascato a forfait e i parlamentari non dovrebbero più pagare i propri collaboratori. Per i quali il ddl Zanda importa il meccanismo in vigore a Bruxelles: i collaboratori verrebbero scelti personalmente dai parlamentari, ma assunti e pagati dal Parlamento Ue “nell’ambito di un plafond mensile” che per il 2019 “è pari a 24.943 euro” al mese per ogni eurodeputato. Circa 300mila euro all’anno a testa. Cifra che in Italia andrebbe moltiplicata per 945 parlamentari. Un’esplosione di spesa da 282,5 milioni di euro l’anno.